Valorizzare il patrimonio boschivo del Friuli Venezia Giulia

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Il ruolo strategico delle foreste alla luce della crisi: occupazione, energia pulita, materiali da costruzioni.

Il bosco del Friuli Venezia Giulia ha una estensione di oltre 300 mila ettari pari al 41% dell’intero territorio regionale e di fronte ad un incremento annuo legnoso di circa 1 milione di metri cubi si utilizza però solamente il 20% del suo potenziale.

Con il potenziale legnoso annuo disponibile si possono riscaldare circa 18 mila piccoli edifici e si pensi alla diffusione delle case clima , per la gran parte di legno.

La valorizzazione del bosco non produrrebbe solo dei vantaggi economici ma avrebbe anche delle significative ricadute per quanto riguarda l’ambiente e il sociale.

Infatti, il legno è una fonte pulita che può degnamente sostituire gasolio e metano, in specie nei territori rurali.

Il comparto inoltre potrebbe offrire concrete opportunità occupazionali, permettendo di aumentare considerevolmente il numero degli addetti e di ricollocare molti di coloro rimasti attualmente senza lavoro soprattutto in edilizia .

Nel corso dei convegni organizzati di recente in Alto Friuli dalla Direzione Regionale delle foreste e dalla Associazione Consorzi vicinali della Valcanale in merito alle prospettive economiche e sociali della montagna è stato evidenziato il ruolo strategico delle foreste dal punto di visto economico e sociale e la necessità di assumere delle iniziative concrete per la valorizzazione dell’intero comparto del legno.

“ Speriamo – ha commentato il consigliere Sandro Della Mea (PD) – che gli appelli degli autorevoli relatori che hanno partecipato ai lavori dei convegni abbiano una considerazione maggiore di quanto ne abbia avuta una mia interrogazione con la quale già nel maggio del 2011 chiedevo al Presidente Tondo se condivideva l’opportunità di attuare un Piano strategico per lo sviluppo della filiera della foresta – legno.
Da allora purtroppo in proposito non è stato fatto nulla di concreto.
Ci vorrebbe  un vero e proprio piano straordinario per la valorizzazione delle foreste visto che vi è un rinnovato interesse per il legno, sia come legna da ardere, sia come materiale da costruzione.
Non c’è alcun dubbio che un Piano strategico per lo sviluppo della filiera foresta- legno qualificherebbe la nostra regione da un punto di vista ecologico, economico e sociale e permetterebbe il rilancio dell’economia montana .
Non resta che sperare che chi ha orecchi per intendere faccia finalmente qualcosa di concreto per dare un futuro alla montagna”.

Questa l’opinione di Franco Baritussio, vicecapogruppo PDL al consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia:

“Il mondo cambia e la crisi spinge l’economia a valorizzare sempre più le risorse del territorio.
Il patrimonio boschivo, il suo migliore utilizzo e valorizzazione, come ricorda correttamente Della Mea, possono portare un valore aggiunto determinante all’economia locale della montagna.

Il concetto di filiera resta ovviamente un obiettivo ineludibile, poichè senza sviluppo dell’indotto parleremmo solo di sfruttamento fine a sé stesso o a puro vantaggio di terzi.
Più che un piano strategico (senz’altro utile) necessitano norme e regolamenti, condivisi fra attori del settore, che permettano di cominciare ad agire subito.

In occasione del convegno dei consorzi vicinali l’attenzione si è rivolta alla riscoperta ed alla riattualizzazione di forme gestionali del bosco legate alle tradizioni e alla storia del territorio.
In Valcanale, ad esempio, questo modello ha caratterizzato per secoli il rapporto fra uomo, istituzioni e patrimonio forestale”.

Redazione

1 comment

  1. Mattia Uboldi. says:

    Ott 12, 2012

    Rispondi

    Tutte parole belle e certamente interessanti, capaci di suggestionare. Varrebbe la pena, però, restare con i piedi per terra.

    Quando si parla di occupazione nel campo del legno, si deve badare a tenere ben presente che è un mercato povero: i suoi prodotti, per vari motivi che non sto a spiegare, hanno un “basso” costo alla vendita al minuto e, conseguentemente, una garanzia di introito assai limitata a fronte di forte impegno, sia lavorativo che finanziario.
    Di contro, per poter operare proficuamente e in sicurezza, cercando di salvaguardarsi la schiena, abbisogna di attrezzature costose, al giorno d’oggi difficili da ammortare.
    Non dimentichiamoci, poi, di quanto costano a un’azienda i dipendenti. Se un operaio prende €1000,00 al mese, la ditta sborsa 2.000,00€. Piaccia o no, questo è un problema per convincere ad assumere. Hai voglia a spaccar legna per fare € 2.000,00 di guadagno, tanto per essere chiari!

    Non parliamo dei lavorati che, con l’edilizia a terra, non v’è neppure il desiderio di intavolar discorsi.

    Se aggiungiamo che dall’est la manodopera a basso costo ha fatto invadere il mercato da prodotti più accessibili al portafoglio, anche se più scadenti, e ciò grazie alla nostra amata Patria comune a non so più quante stelle, si fa presto a capire che di tutte ste belle intenzioni non ne rimarrà nulla.

    In merito alle tradizioni, tanto per citarne una, ricordo che i nostri boschi sono così rigogliosi e ben gestiti, grazie all’ottimo lavoro del Corpo Forestale dello Stato e Regionale. Realtà che si vorrebbe far soppiantare da privati il cui unico interesse è il soldo da mettere nelle proprie tasche.

    Di cooperative e consorzi, per carità, non parliamone! sono il cancro del mercato: quando finiscono in rosso (spesso e volentieri) il conto lo paga il Popolo, alla faccia della libertà di mercato e della corretta concorrenza. Senza contare che loro rientrano in fiscalità ben più convenienti rispetto alle aziende del settore. Tradotto, per queste ultime non ci sarebbe partita.

    Stando così le cose, sarei interessato a sapere come questi signori intenderebbero affrontare almeno i punti sopra citati. Vorrei sentire, per ognuno di questi, cosa farebbero in merito, perché, se non si comincia col porre in ordine almeno quanto sopra, il resto rientra in discori un pò aleatori.

    Artigliere Alpino, nonché Spaccalegna
    Mattia Uboldi 🙂

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