Giunge notizia dalla Slovenia del fallimento della società di gestione degli impianti di risalita di Bovec, località (ex) sciistica del Canin / Kanin collegata tre anni fa alla friulana Sella Nevea con una funivia da 17 milioni di euro.
Solo questo minuscolo giornale osò anticipare allora, mentre i giornaloni sparavano trionfalistiche fiabe, quel che i fatti dimostrarono in un paio di stagioni: un fallimento totale.
Già l’inverno scorso la precarietà degli impianti sloveni confermarono la loro evidente pericolosità: due cabine caddero al suolo.
Non vi furono vittime, fortunatamente, ma gli impianti vennero chiusi, chiudendo così definitivamente il collegamento transfrontaliero più assurdo e meno redditizio della storia, ottenuto ‘coprendo’ un dislivello di appena 288,50 metri, con un impianto evidentemente sovradimensionato, al costo di 60.000 euro al metro!
Ora la mazzata definitiva (ma prevedibile): la procedura di fallimento della società Atc Kanin, che gestiva gli impianti sciistici dalla parte slovena del monte Canin, sopra Bovec, ha portato a galla debiti non pagati per 5,92 milioni di euro.
Tra i creditori, la stessa Agenzia Regionale Promotur che non ha ricevuto la propria quota skipass (pare del valore di seicentomila euro).
Ovviamente, per il “gran manovratore”, nulla è successo e se è successo non è colpa di nessuno.
All’epoca dell’inaugurazione governava la Regione Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo ma il progetto era stato fortemente voluto dal suo predecessore Riccardo Illy e sostenuto da Luca Vidoni, ex presidente di Promotur, attualmente al centro di altre vicende giudiziarie (come pure Tondo…).
Riportiamo di seguito il nostro ‘pezzo’ dell’epoca, la ‘solita’ scomoda inchiesta che ci costò molto cara …
Di norma le inaugurazioni di impianti sull’arco alpino avvengono durante il loro normale esercizio, offrendo magari ai “pionieri” qualche ristoratore genere di conforto, dopo un simbolico taglio del nastro. Un centinaio d’astanti s’è invece ingollato un’oretta di retorica reclame dell’evento, del tipo “quanto siamo bravi, quanto siamo belli”, proferita da politici italiani e sloveni (la traduzione durava curiosamente un quinto del discorso originale), tra vecchie glorie dello sci, inni nazionali, Alpini e sciatori “ a scrocco”, visto che lo skipass era gratuito per l’occasione.
Curiosità nella curiosità: quasi nessuno dei relatori, pur essendo sulla neve a quasi duemila metri di quota, vestiva da “sci”. Infatti i decisori pubblici nostrani (che si occupano anche di sci) non praticano lo sci.
L’ex presidente Riccardo Illy (Maestro di Sci), comparso sul palco e salutato con un cordiale benvenuto dall’attuale presidente Renzo Tondo, è stato accompagnato da uno striscione di ringraziamento che fa ben capire a chi vada il merito, o demerito, di questa nuova opera pubblica.
Merito o demerito, nell’ottica pragmatica dei costi/benefici, significa comprendere che: il costo per metro di dislivello è stato di quasi 60.000 euro; che la funivia, dotata di due vetture, trasporta cento persone a cabina, cifra ambiziosa per una località spesso deserta; che il versante sloveno, sicuramente pregevole da un punto di vista paesaggistico, richiama per taluni aspetti la mitica Transilvania (freddo polare, mancanza di rifugi confortevoli, nubi sempre incombenti); che i due versanti poco si adattano al turismo, essendo le piste ripide, strette e perennemente ghiacciate e mancando a valle, quasi totalmente, strutture ricettive quali alberghi e centri wellness; che i 30 Km e rotti di piste sciabili ottenuti dall’unione di Canin e Kanin non sono gran cosa rispetto ai caroselli quali Nassfeld-Pramollo e Dolomiti Superski, per citarne solo alcuni nelle vicinanze; che l’impatto ambientale, di una montagna sconquassata e offesa, poteva essere evitato arroccando la stazione a monte non tra i pinnacoli italiani ma pochi metri più in là, di pochi passi in territorio sloveno.. Italia, Slovenia… ma non eravamo nell’Europa Unita?
Sulla Sella Prevala eran più i poliziotti che gli sciatori, sembrava (e sembra) un fotogramma sbiadito della Guerra Fredda ante-Schengen, in mezzo ad una nuvola che incombeva sarcastica, impedendo a tutti, durante la cerimonia, di contemplare la stazione d’arrivo della funivia.
–
4 commenti
Gian says:
Ott 27, 2013
Da questo articolo sembrerebbe che Sella Nevea sia davvero destinata a chiudere ma di idee da parte degli imprenditori locali ce ne sono parecchie.
Il problema è: cosa sta facendo la regione per tutelare questa località? Skipass scontati di 3€? Bastano 3€ di sconto per attirare utenza? E se lo avessero dimezzato? Di idee ce ne sono veramente tante ma resto dell’idea che questo genere di articoli possono soltanto nuocere ad una località già in difficoltà. Ha idea di quanta gente (parlo non più di 10/15 in quanto miei conoscenti) non ne voleva sapere di sella solo perchè leggeva articoli di questo tipo? Ovviamente se moltiplichiamo quei mie conoscenti con i praticanti dello sci in tutto il Friuli e magari Europa capiamo subito l’entità. La cosa peggiore è che tutte le sopracitate persone, dopo averle portate quasi di peso si sono innamorate di Sella Nevea. Come la mettiamo?
Ci rendiamo conto che parliamo ancora di piste? Ma cosa sono le piste? Ormai ogni anno aumenta sempre di più chi pratica freeride e tra l’altro detestiamo quelle stramaledette reti. Ci rendiamo conto che se facessimo leva su questo arriverebbero da tutta Europa?
Ma porca miseria ci rendiamo conto dell’enorme potenzialità???
“In questi giorni stava girando per Sella Nevea un regista della Teton Gravity Research che è una delle più grandi ed importanti società per la creazione di video promozionali per le aziende. E’ giunto a Sella Nevea dopo aver visionato alcuni video di freeride, la morfologia delle montagne e dopo aver analizzato le precipitazioni nevose della località. Le sue prime parole sono state: “questa è ALASKA”.
Vorrebbero girare qui alcuni video per aziende produttrici e nel contempo promuovere Sella Nevea Freeride.”
Questa è una parte di un post presente nel gruppo di Sella Nevea su Facebook quindi, se invece di fare tanto terrorismo voi giornalisti faceste un po’ di buona e sana pubblicità, sicuramente sarà possibile soltanto trarre dei vantaggi.
Restando a disposizione per ampliare la discussione la saluto cordialmente
Tommaso Botto says:
Ott 27, 2013
GIAN, UN GIORNALISTA NON FA PUBBLICITA’.
RACCONTA QUEL CHE ACCADE.
geppy says:
Ott 27, 2013
ridicoli, furbetti, incoscenti
Mario says:
Dic 15, 2013
Allora perchè non racconta anche le cose buone che accadono?