La recente disciplina della digital forensics ha risolto anche in Friuli diversi casi. Oggi, a Udine, esperti provenienti da tutta Italia hanno illustrato le principali innovazioni nel settore
Casi di pedofilia, di riduzione in schiavitù, siti che gestiscono escort.
Diversi sono in casi in Friuli risolti grazie all’utilizzo dell’informatica e della tecnologia applicate all’ambito forense.
Non solo reati informatici, dunque, ma anche quelli “tradizionali” e tra i più gravi quelli di violenze contro le persone.
Sempre più spesso vengono affrontati e risolti casi grazie all’ausilio di strumenti tecnologici.
Una situazione, questa, già vista diverse volte in questi ultimi anni e messa in luce oggi grazie al convegno nazionale “Digital forensics – Individuazione, acquisizione e utilizzo della prova digitale” che si è svolto nell’aula A della sede Erdisu di viale Ungheria, organizzato dai dipartimenti di Matematica e Informatica e di Scienze giuridiche dell’Università di Udine.
I casi più noti risolti grazie alla digital forensics.
In questi ultimi anni, gli inquirenti hanno dato una svolta a diverse indagini grazie all’utilizzo dell’informatica.
I casi più noti riguardano le ricerche che hanno portato alla scoperta e quindi alla cattura dell’Orco di Claut, il noto pedofilo che dal 2000 e per undici anni ha adescato bambini e ragazzini. In quell’occasione fu proprio il sequestro del computer a dare una svolta decisiva.
E ancora, grazie all’utilizzo della digital forensics si è arrivati, la scorsa estate, alla condanna a 18 anni di reclusione di un professionista quarantenne di Pordenone, per violenza sessuale su due ragazzini.
La tecnologia informatica ha permesso inoltre di risolvere un recente caso di riduzione in schiavitù e di rintracciare e fermare i gestori di una serie di siti per escort utilizzati in provincia di Udine.
Ma esistono esempi anche in altre tipologie di reati, come il noto caso di arresto di alcuni ufficiali della polizia municipale di San Daniele e Sacile accusati di aver truccato un concorso.
E ancora il caso della tredicenne che inviava MMS con sue pose erotiche in cambio di ricariche telefoniche.
Un caso, seguito anche dai media nazionali, che ha portato a individuare oltre 34 indagati, proprio grazie alla digital forensics.
Gli interventi.
Sono intervenuti come relatori Federico Costantini (ricercatore del dipartimento di Scienze giuridiche dell’università di Udine), Marcello Daniele (professore associato di Diritto processuale penale all’università di Padova), Sebastiano Battiato (professore associato di Informatica all’università di Catania).
E ancora, oltre a Litiano Piccin, consulente tecnico di fama nazionale, il Maggiore Marco Mattiucci, comandante della Sezione Telematica del Reparto Tecnologie Informatiche dell’Arma dei Carabinieri (Ra.C.I.S Roma), il sostituto procuratore della Repubblica di Milano, Francesco Cajani, l’avvocato David D’Agostini del Centro innovazione e diritto, il consulente tecnico Marco Alvise De Stefani, Natalia Rombi, ricercatrice di Diritto processuale penale all’università di Udine e Martino Jerian, esperto forense.
Questi esperti, di fronte a un pubblico di avvocati, forze dell’ordine, funzionari delle Procure e magistrati, circa 300 persone in tutto, hanno dunque illustrato le principali innovazioni nel settore della digital forensics.
A partire dalla relazione di Marco Zanotti (professore ordinario di Diritto penale all’università di Udine), illustrata da Federico Costantini (ricercatore del dipartimento di Scienze giuridiche dell’università di Udine), che ha affrontato i “Problemi attuali in tema di computer crimes”, toccando quindi la distinzione tra i reati che vengono commessi utilizzando il computer e quelli che vengono commessi attraverso la rete.
Nella relazione di Zanotti è stata quindi commentata la legge attualmente vigente, con un inquadramento delle specifiche fattispecie di reato all’interno della disciplina dell’intero ordinamento alla luce della più recente giurisprudenza.
Accanto al contributo del mondo accademico si è aggiunto anche quello delle forze dell’ordine, con l’intervento del maggiore Matteo Mattiucci, comandante e fondatore della Sezione telematica del reparto tecnologie informatiche (RTI) interno al Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche (RaCIS).
Mattiucci ha spiegato come «il crimine compiuto attraverso l’alta tecnologia, inteso sia come reato in cui la componente tecnologica assume una funzione determinante, sia ai metodi e strumenti per ottenere valide fonti di prova sul fatto, è divenuto perno delle maggiori indagini a livello nazionale e internazionale negli ultimi anni».
Proprio per questo, ha spiegato ancora il comandante Mattiucci, «l’Arma dei Carabinieri ha creato e sviluppato uno specifico settore, per raccogliere le sfide della digital forensics. Inoltre, accanto agli aspetti teorici, sono stati illustrati alcuni teorici, frutto dell’ampia esperienza operativa che il Reparto Tecnologie Informatiche del Racis ha conseguito dalla massa delle migliaia di indagini ad alta rilevanza cui ha dovuto e deve far fronte a livello nazionale.
Infine, D’Agostini ha rilevato come, soprattutto in ambito aziendale, una corretta gestione della sicurezza informatica può prevenire gli attacchi dall’esterno e, al tempo stesso, risultare un idoneo presidio ai reati informatici commessi all’interno.
Questo consente di evitare le pesanti sanzioni previste dal d.lgs. 231/01 a carico alle imprese per i reati commessi dai dipendenti.
2 commenti
Alessandro Fiorenzi says:
Nov 19, 2012
Un’occasione interessante e un gruppo di relatori di alto profilo.
Da addetto ai lavori mi dispace vedere come purtroppo si parli di computer forensics quasi esclusivamente quando si parla di contrasto alla pedopornografia, legittimo e corretto, ma la comptuer forensics non tratta solo, nè tantomeno in via principale, solo questi argomenti.
La computer forensics in tutte le sue diverse specializzazioni va ad essere supporto di indagine e cristallizzazione delle prove in reati come
lo stalking, privato e aziendale (mobbing), o lo spionaggio industriale, la frode informatica, il sabotaggio, il contenzionso guiuslavoristico e tributario, fino ad arrivare a dirimere le spearazioni.
Mi auguo che nel convegno si sia parlato anche di queste altre fattispecie di reato in cui la Computer Forensics gioca spesso un ruolo decisivo
Vittorio D'Aversa says:
Nov 19, 2012
Concordo pienamente con il commento di Alessandro Fiorenzi. Anche io sono impegnato in quantità considerevole nelle consulenze tecniche riguardanti la pedopornografia.
E’ molto riduttivo, però, pensare che l’informatica e la tecnologia influenzino la criminalità solo per questo tipo di reato.
Sono sicuro che tutti i colleghi che sono intervenuti al convegno siano della nostra stessa opinione. Spesso, però, anche a me capita nei convegni di prediligere quel tipo di argomento. Sicuramente è il più richiesto dall’uditorio.