Necessari urgenti accertamenti italiani alla centrale nucleare slovena di Krško troppo esposta ad elevato rischio sismico.
La portavoce del gestore dell’impianto, la Nuklearna Elektrarna Krško ha annunciato che le aziende a gestione statale che controllano Krško, la slovena Gen Energija e la croata Hep, hanno «deciso di prolungare il ciclo di vita della centrale di vent’anni, fino al 2043».
La scossa tellurica di magnitudo di 3,9 Richter che si è scatenata il 9 aprile scorso a soli 15 chilometri dalla centrale nucleare di Krško è solamente l’ultima di una lunga serie di accadimenti che hanno giustamente allarmato la popolazione italiana riproponendo il problema della sicurezza di questa centrale. Ecco perché ci preoccupano i forti movimenti tellurici del primo di novembre 2015 e del 22 aprile 2014 con epicentro rispettivamente a 13 ed a 150 chilometri dalla centrale di Krško, sulle cui conseguenze che la centrale ha subito o che avrebbe potuto subire le autorità slovene nuovamente non hanno voluto fornire informazioni.
Infatti da trent’anni la vita della centrale nucleare di Krško è costellata di incidenti, più o meno gravi, mentre il governo sloveno rimane sempre reticente sulle sue reali condizioni di rischio.
Nessuno di noi vuole riportare indietro le lancette della storia, illuminandoci a lume di candela e muovendoci a piedi. L’energia è essenziale e centrali nucleari sono in tutta Europa, ma quella di Krško – che essendo del 1983 è ormai tra le più vecchie in Europa e ben lungi da quelle di nuova generazione in grado di assicurare elevati standard di sicurezza – è a soli 139 km da Trieste e 146 km da Gorizia, ciò consentendo ad una nube radioattiva di raggiungerci in poco più di un’ora!
Non posso che riproporre ad una giunta regionale indifferente la preoccupazione della nostra popolazione per la vicinanza della centrale di Krško, anche perché uno studio svolto dall’Istituto francese sulla sicurezza nucleare, commissionato e subito “secretato” proprio dalla società che gestisce la centrale, in funzione del progetto di raddoppio della medesima, avrebbe evidenziato, secondo quanto riportato dalla stampa, un elevato rischio sismico nella zona di Krško, perciò con parere contrario all’insediamento di una nuova centrale adiacente.
E’ ora di dire basta e di pretendere dal governo sloveno estrema chiarezza, appellandoci alle istituzioni internazionali, visto che la Slovenia ha ampiamente ed irresponsabilmente dimostrato di non voler rendere noti i rischi e le condizioni della centrale.
Prima di questa scossa ultimi, ma solo in ordine di tempo, erano stati i non meglio precisati «danni» di natura meccanica ad alcune «barre di carburante» nucleare contenute in tre «elementi di combustibile» del reattore, durante i lavori di manutenzione nell’ottobre del 2013, considerato da John H. Large, fra i massimi esperti mondiali di tecnologia nucleare, un “problema molto serio”.
Ecco le ragioni per cui sono stato il primo firmatario di una mozione consiliare, con cui si impegna la Giunta regionale a farsi parte attiva, nei confronti delle autorità nazionali e slovene, al fine di pretendere una presenza qualificata anche di esperti italiani nel Comitato scientifico (o soggetto analogo) della centrale di Krško, in grado di valutare il rischio della centrale, attraverso l’acquisizione, presso l’ente gestore e presso istituti scientifici, di ogni informazione utile, anche da condividere con la popolazione della nostra regione affinché possa assumere piena consapevolezza della reale situazione e degli eventuali rischi che essa corre.
E’ passata ormai l’ora in cui chiedevamo senza avere risposta.
Rodolfo Ziberna