Quest’anno, come mai in precedenza, sul mercato nazionale del pellet da riscaldamento l’Italia sta provando sulla propria pelle l’egemonia nel settore da parte dei produttori austriaci e tedeschi.
I prezzi sui loro prodotti non sono mai stati così elevati, sia in prestagionale, sia a stagione inoltrata e i fattori che hanno determinato una simile situazione sono diversi.
Certamente ha inciso la crisi internazionale che ha portato a un aumento sensibile dei carburanti e, con questi, quelli del trasporto su ruota, che rimane il metodo distributivo principale anche per il pellet.
Non vi è dubbio che la disponibilità di segature a livello di scarto produttivo si è sensibilmente contratta, considerando che molte industrie del legno hanno dovuto chiudere i battenti, determinando così la necessità di utilizzare essenza vergine per i tanto richiesti mini bricchetti di legno.
Tuttavia, questi fattori – che sono certamente importanti -, conti alla mano, non bastano da soli a determinare aumenti tanto grandi lungo la filiera d’oltralpe, dove indiscutibilmente viene prodotto il pellet migliore in assoluto.
Ecco, il problema sta proprio qui (in realtà è la punta dell’ iceberg): austriaci e tedeschi sono ben consci che i prodotti italiani, sloveni, slovacchi, bosniaci ecc. ecc. sono per la maggiore di scarsa qualità.
Loro producono pellet di abete, gli altri propongono anche il famoso pellet di faggio che, va detto, nel 99% dei casi di faggio non é.
In merito a ciò, comunque, si potrebbe aver pazienza, se non fosse che in quel genere di bricchetti si finisce per trovare elementi che con il legno non hanno nulla a che fare: ricchi di terricci, quando va bene, non è raro trovare prodotti conditi con colle o plastiche derivanti dalla lavorazione dei pannelli truciolati dei mobili in finto legno.
Non serve ricordare a chi già ci è passato cosa spesso accade alle stufe quando vengono fatte lavorare con pellet – chiamiamolo pure così, è più realistico – di tipo “scuro”.
Da qui, la clientela in maggioranza è orientata per forza di cose a cadere sui prodotti austro – tedeschi e i teutonici a questo punto presentano il conto. E’ il mercato, bellezza!
Quali dunque le origini più profonde del problema?
Al prossimo articolo scenderemo nei particolari. Sull’argomento c’è ancora molto da scoprire.
EmmeU
(segue in L’IMPERO AUSTRO – TEDESCO DEL PELLET – SECONDA PARTE )