LA CENSURA OCCULTA

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Se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire.

george orwell

In questo momento il maggior pericolo per la libertà di pensiero e di parola non è l’interferenza diretta del ministero dell’Informazione o di altri organismi ufficiali. Se editori e direttori si impongono di escludere dalle loro pubblicazioni determinati argomenti, non è perché abbiano paura dei processi, ma perché hanno paura dell’opinione pubblica. Nel nostro Paese il peggior nemico che uno scrittore o un giornalista si trova ad affrontare è la vigliaccheria intellettuale, e non mi pare che il fatto sia stato dibattuto come merita.

E’ possibile ridurre al silenzio le idee impopolari e tenere nascosti i fatti scomodi senza alcun bisogno di veti ufficiali. Chi ha vissuto a lungo all’estero sarà al corrente di casi in cui notizie sensazionali, che di per sé meriterebbero titoli a caratteri cubitali, sono state del tutto ignorate dalla stampa nostrana non per intervento del governo ma per un tacito accordo generale secondo cui «non stava bene» menzionare quei particolari avvenimenti. Se si parla di quotidiani, è facile capirne il motivo: – la stampa tradizionale, estremamente centralizzata, appartiene in gran parte a persone ricche – che hanno tutte le ragioni per comportarsi in modo disonesto su certi argomenti importanti.

Ma lo stesso tipo di censura occulta si applica anche a libri e periodici, oltre che al teatro, al cinema, alla radio. In qualsiasi momento esiste un’ortodossia, un complesso di idee che si presume debbano essere accettate senza obiezioni da chiunque la pensi correttamente. Non che sia precisamente vietato dire questa o quella cosa, però «non sta bene» dirla, proprio come nel periodo vittoriano «non stava bene» menzionare i pantaloni in presenza di una signora. Chiunque sfidi l’ortodossia dominante viene ridotto al silenzio con sorprendente efficacia.

Le opinioni autenticamente anticonformiste non trovano quasi mai spazio sulla stampa popolare quanto sulle riviste intellettuali.

E’ importante distinguere fra la censura che l’intelligencija letteraria s’impone volontariamente e quella che a volte può essere imposta da gruppi di pressione. Si sa che di alcuni argomenti non si può discutere per via di «interessi particolari». Il caso più tristemente noto è il racket dei brevetti farmaceutici. Ma anche la Chiesa cattolica, che ha una considerevole influenza sulla stampa, può in qualche misura ridurre al silenzio le critiche che le vengono rivolte….

È molto raro che un’opera di tendenza anticattolica venga rappresentata a teatro o portata sullo schermo. Qualsiasi attore può testimoniare come un’opera teatrale o un film che attacchino o mettano in ridicolo la Chiesa cattolica siano soggetti al boicottaggio della stampa e probabilmente destinati al fallimento. Ma questa è una cosa innocua, o perlomeno comprensibile. Ogni grande organizzazione difende meglio che può i propri interessi, e non si può obiettare a una propaganda scoperta.

Ora, quando si pretende libertà di parola e di stampa non si sta chiedendo una libertà assoluta. Un qualche grado di censura deve sempre esistere, o almeno continuerà a esistere fintanto che ci saranno società organizzate. Ma la libertà, come ha detto Rosa Luxemburg, è «libertà per gli altri». È lo stesso principio contenuto nelle celebri parole di Voltaire: «Detesto ciò che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo». Ammesso che la libertà intellettuale, che è senza dubbio uno dei segni distintivi della civiltà occidentale, abbia un significato, tale significato è che chiunque deve avere il diritto di dire o stampare ciò che ritiene vero, purché così facendo non danneggi inequivocabilmente il resto della comunità. Fino a tempi recenti, tanto la democrazia capitalista quanto le versioni occidentali del socialismo hanno dato per scontato questo principio. Il nostro governo, come già osservato, finge ancora abbastanza di rispettarlo.

 

George Orwell (1943)

Il testo è stato tratto dal libro – La fattoria degli animali – di George Orwell, edizioni classici moderni, OSCAR MONDADORI

Redazione

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