«L’Isonzo si trova in una situazione d’indubbia difficoltà ma, nel contempo, esso rappresenta un’opportunità di sviluppo ecosostenibile non sfruttata. La domanda che ci poniamo è questa – si interroga Claudio Cressati, presidente di Confagricoltura Gorizia e Trieste -: possiamo permetterci di non decidere come intervenire ovvero porre ostacoli affinché nulla venga sostanzialmente deciso, in un mondo che cambia in continuazione anche nelle sue componenti fisiche e climatiche? Riteniamo di no. Eppure non decidere, rinviare, evocare prospettive seducenti ma non realistiche, è tuttora una prassi seguita da molti. In realtà, anche non decidere rappresenta una scelta, con costi economici e ambientali molto precisi e pesanti».
Molti di coloro che affrontano la problematica del fiume, dell’acqua e del suo utilizzo hanno una visione distorta del settore primario, secondo Confagricoltura. Lo vedono come un nemico dell’ambiente, dimenticandosi che gli agricoltori svolgono una funzione fondamentale (produrre alimenti) e sono i primi difensori e manutentori del territorio.
Le proiezioni climatiche ci dicono che, nel medio periodo, si renderà necessaria un’attenta ricerca di piante e sistemi irrigui maggiormente efficienti dal punto di vista del consumo d’acqua. E, infatti, sono quasi 20 anni che il Consorzio di Bonifica Pianura Isontina, con il sostegno delle organizzazioni professionali agricole, sta percorrendo questa strada che ha portato a un’ottimizzazione del sistema irriguo, ormai integralmente a pioggia (caso unico in regione). In particolare, si è scelto di allocare le risorse della Cciaa di Gorizia verso queste opere infrastrutturali. Nel contempo, le nuove situazioni climatiche hanno reso necessario portare l’acqua in collina (Collio e anche Carso) su piante, come la vite, che tradizionalmente necessitavano di apporti idrici solo di natura supplementare. D’altro canto, avviare al momento attuale (e con le tecnologie consentite), azioni di riconversione verso colture meno idro-esigenti, cioè in pratica escludere il mais, porrebbe l’agricoltura isontina fuori mercato.
Ora, dice Confagricoltura, si rende necessario porre un termine temporale alla percorribilità delle diverse ipotesi e riconoscere che tutti gli interventi intesi a modificare la regolamentazione della portata del fiume prevista dall’Accordo di Osimo non hanno sortito sin qui alcun effetto in quanto c’è un interesse economico opposto da parte della Slovenia. Si tratta, dunque, di una possibilità già percorsa negativamente.
In conclusione, Confagricoltura propone agli altri stakeholder di affrontare da subito il problema dell’efficienza idrica in un’agricoltura che deve fare sempre di più i conti con eventi siccitosi. Nei prossimi mesi ricorrono i 20 anni dalla Conferenza agricola provinciale che aveva visto tutte le organizzazioni professionali e tutti i sindacati dei lavoratori protagonisti di una riflessione comune sul settore. Si dovrebbe ora rinnovare questo impegno, nella convinzione che è necessario passare ai fatti concreti.