I ‘procacciatori d’affari’ non sono giornalisti. La Fnsi e tutto il Sindacato di categoria sono costantemente in campo contro ogni distorsione e snaturamento dell’attività professionale. Quanto al caso dei giornalisti fin qui implicati nella vicenda dei servizi a pagamento in alcune tv locali dell’Emilia-Romagna nessuno risulta iscritto al sindacato. Fnsi e Assostampa dell’Emilia Romagna lo rendono noto anche in risposta alle polemiche di questi giorni. Chi si colloca in una dimensione distorta e di scorrettezza grave proponendo al pubblico, slealmente, informazione a pagamento, è sottoposto alla disciplina deontologica dell’Ordine dei giornalisti che, in Emilia Romagna – a proposito delle polemiche in corso – ci risulta abbia aperto tempestivo procedimento. Una legge stravecchia, purtroppo, impone limiti di efficacia con procedure d’altri tempi non imputabili, in questo specifico caso, ai colleghi dell’Ordine. L’indignazione per la vicenda impone a tutti i giornalisti italiani di alzare l’asticella in direzione dell’eticità della professione.
Una buona informazione deve essere leale ma anche sempre ben documentata.
Quanti hanno cercato pretesti per attaccare il Sindacato sulla vicenda delle interviste a pagamento devono sempre ricordare che un giornalismo credibile nasce da una corretta informazione di base: chi informa, dunque, deve correttamente informarsi. Non c’è crisi economica del settore dell’emittenza locale, per grave che sia, che possa giustificare il fenomeno delle interviste a pagamento. |