Il tempo nella UE è molto relativo e 2007-2013 diventa 2017

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Sulla diuturnità della rendicontazione dei fondi strutturali che hanno impegnato in Italia 5-600 euro pro capite solo nella programmazione 2007-13.

relatività europea

La spesa certificata all’UE corrisponde alle richieste di rimborso delle spese sostenute che vengono presentate alla Commissione Europea dalle Amministrazioni titolari dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali. Tali richieste, per ogni annualità contabile delle risorse impegnate sul bilancio comunitario per ciascun Fondo (FSE, FESR) e Programma Operativo, sono da presentare entro un determinato periodo di tempo, specificamente stabilito per ciascun periodo di programmazione. Le risorse che non risultino certificate alla Commissione entro i termini prestabiliti sono soggette a disimpegno automatico, cioè alla riduzione del finanziamento comunitario e del corrispondente cofinanziamento nazionale del Programma.

Per il periodo 2007-2013 vale l’obbligo comunitario della regola nota come “n+2” (art. 93 del Regolamento CE 1083/2006), pertanto le certificazioni alla Commissione devono essere presentate entro il 31 dicembre del secondo anno successivo a quello dell’impegno nell’ambito del Programma. Tra gli effetti di questa regola, quindi, c’è anche quello di aver fissato al 31 dicembre 2015 il termine ultimo di ammissibilità della spesa rendicontabile alla Commissione per il ciclo 2007-2013. Nel periodo 2007-2013, per incoraggiare l’attuazione dei Programmi Operativi cofinanziati dai Fondi Strutturali, l’Italia ha stabilito in sede di Comitato QSN del 9 aprile 2013 dei target infra-annuali nazionali per le spese effettivamente sostenute e certificate e quindi, oltre alla data del 31 dicembre di ciascun anno, la spesa certificata viene monitorata anche al 31 maggio e al 31 ottobre.

La data del 31 dicembre 2015 è il termine ultimo di ammissibilità della spesa rendicontabile alla Commissione per il ciclo 2007-2013 (con minime deroghe, ad esempio, per gli strumenti di ‘ingegneria finanziaria’ -fa paura solo il nome-). L’eventuale disimpegno delle risorse avviene solo a chiusura, cioè dopo l’istruttoria della Commissione Europea sui documenti presentati entro il 31 marzo 2017, data entro la quale è necessario inviare domanda di pagamento alla Commissione. Il target del 100% indicato per il 31 dicembre 2015 non rappresenta quindi il valore della spesa da certificare, ma deve intendersi come valore di riferimento per misurare la performance in termini di importi richiesti alla Commissione da quella data fino alla chiusura, considerando che certificazioni intermedie di spesa sono possibili oltre tale data.

Va considerato, infatti, che, come già avvenuto nei precedenti cicli di programmazione, nell’ultimo anno di ammissibilità della spesa la presentazione delle certificazioni subisce un “fisiologico” rallentamento, sia a causa delle regole di esecuzione del bilancio comunitario (vedi, ad esempio, art. 79 del Regolamento CE 1083/2006, sia per le operazioni legate alla fase di chiusura (termine ammissibilità, controlli finali, spostamento risorse, predisposizione documenti, ecc.).

La spesa complessiva certificata all’UE al 31 maggio 2015 è pari a 34,3 miliardi di euro (5-600 euro pro capite, considerando la popolazione nazionale), con un incremento di 1,3 miliardi rispetto alla data del 31 dicembre 2014. Si tratta in questo caso di una scadenza intermedia, fissata a livello nazionale per monitorare l’avanzamento della spesa certificata, cui seguirà una successiva scadenza intermedia nazionale prevista al 31 ottobre, prima della conclusione dell’attuazione dei Programmi a fine 2015. La quota di spesa italiana certificata all’Unione Europea è pari al 73,6%, un valore inferiore al target nazionale fissato al 76,6% per il 31 maggio 2015. L’ammontare della spesa certificata dei 52 Programmi Operativi ha superato il livello di target in 23 casi, è rimasto entro la soglia di tolleranza del 5 per cento in 7 casi, non ha raggiunto il livello minimo in 22 casi.

Nonostante l’escamotage (infantile) del “Gioco delle tre carte”, che in fondo al settennio ha sagacemente ridotto importi e target di spesa (vedi dettaglio qui) e le implicite ripercussioni sulla Programmazione 2014-2020 (leggi qui).

Questo a livello contabile, puramente quantitativo.
Riguardo a valutazioni qualitative, ossia su come siano stati spesi questi denari, stante anche la foga a raggiungere il target di spesa, alcuni esempi sono raccapriccianti. Di seguito un paio di approfondimenti:

favignana ginevra srl cantiere abbandonato fondi ue
In Sicilia, sulla bella isola di Favignana, un mega-cantiere da 11 milioni di euro (5 milioni di finanziamento pubblico, di cui 2,5 milioni già versati) giace immobile da Luglio 2014: leggi Favignana: in vacanza con la ruspa (quella vera)  Voi direte: “In Sicilia, è normale…”; dimenticate questo stereotipo, che spesso c’azzecca: la ‘mente’ di questo disastro è 100% settentrionale…

02 ITA-SLO uccello Bibione PinedaNel ‘Grande Nord’, in Veneto, abbiamo invece scoperto come si possano spendere 80mila euro pe installare un uccello di legno e spostare un po’ di sabbia: 80mila Euro per l’uccello (e dune cementate)
Giusto due piccoli esempi: per altri report, approfondimenti e casi ambigui, anche ridicoli, leggete qui.

 

Redazione

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