L’Italia raggiunge il target di spesa grazie alla diminuzione, all’ultimo momento, del Piano Finanziario POR FESR 2007/2013. Il caso della Regione Friuli Venezia Giulia: -67,5 milioni di euro.
Cinque anni fa ci bombardarono con slogan inneggianti al Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), al Fondo sociale europeo (FSE) e al Fondo di coesione:spot, manifesti e jingle radiofonici edulcorarono la ricca occasione: pareva che si trattasse di una vincita, come il Lotto, quasi che i soldi ‘in palio’ non fossero pubblici, quindi già nostri. Parliamo di una dotazione continentale di 347 miliardi di euro, pari a circa un terzo del bilancio europeo, destinata a migliorare la coesione economica e sociale al fine di favorire lo sviluppo equilibrato, armonioso e sostenibile delle regioni dell’Unione europea (UE) per il periodo 2007-2013. Ma, dopo l’orgasmo iniziale, i programmi regionali (300 milioni di Fesr per il piccolo Friuli Venezia Giulia) hanno evidenziato una certificata impotenza.
Il machiavellico regolamento europeo, un documento mastodontico in cui si parla espressamente di ingegneria finanziaria, pone un vincolo di spesa minima certificata. Significa questo: se tu Paese della UE non spendi, certificando, almeno il 48,5% di quanto è stato stanziato per te in cofinanziamento, perdi i contributi UE che nei periodi successivi si ridurranno sempre più. Prima astrusità: questi soldi vanno spesi, basta che venga certificato che sono stati impiegati all’interno dei programmi. Ma l’Italia non riesce a fare nemmeno questo: forse erano tutti impegnati a spartirsi la torta della ricostruzione de L’Aquila.
In data 27 maggio e 19 settembre 2013 l’Italia ha presentato una richiesta di revisione del programma operativo nel Friuli Venezia Giulia: “la proposta di revisione è giustificata da cambiamenti importanti nelle priorità nazionali e regionali”.
Nella Deliberazione della Giunta regionale 20 Dicembre 2013, n°2442 “POR FESR 2007/2013 (10 giorni prima della scadenza del Programma continentale…) si prende atto della modifica del programma operativo e l’adozione di un nuovo Piano finanziario”, “visti i ritardi riscontrati nell’avanzamento finanziario della programmazione comunitaria”. Firmato Deborah Serracchiani, la presidente della regione, già parlamentare europeo PD, che così facendo, riduce il finanziamento da 300 milioni a 233.
E i 300 milioni iniziali spariscono dalla contabilità. Negli ultimi fatidici dieci giorni, si citano solo i 233 dello strano sconto.
Facciamo i conti della serva: dei 300 milioni pattuiti inizialmente, il FVG ne ha spesi 150 (non ancora tutti certificati, comunque), ossia poco più (diciamo il 50%) della soglia minima del 48,5%. Riducendo in extremis il proprio obbiettivo di spesa (il 48,5% dei ‘nuovi’ 233 milioni, ossia 133 milioni), questi 150 milioni spesi fanno centrare alla grande il target di spesa, facendo comparire in pagella anziché un 6-, un trionfalistico 7+, avendo speso la regione Friuli Venezia Giulia il 64,2% di quanto offriva (alla fine) il ricco piatto.
Così la regione FVG e la Serracchiani sono diventati virtuosi.
Al di là dei risultati fallimentari nella gestione dei fondi comunitari (c’è meno occupazione, meno sviluppo economico, meno integrazione con politiche protezionistiche dei Paesi più furbi), notiamo che questo escamotage contabile ha fatto fare una bella figura al minuscolo FVG ed ha contribuito ad evitare la bocciatura dell’Italia intera, perché il dubbio è implicito: ma anche altre regioni hanno abbassato il proprio target in zona Cesarini?
Pare di si.
Il Ministero per la Coesione territoriale (a che cavolo serve?) dirama tra Capodanno e Befana un trionfalistico comunicato: “Tutti i 52 Programmi Operativi dei Fondi Strutturali europei hanno superato i target di spesa evitando la perdita di risorse legata alla scadenza del 31 dicembre 2013. In totale la spesa ha raggiunto il 52,7 delle risorse programmate, a fronte di un obiettivo minimo di spesa per il 2013 pari al 48,5 per cento”.
E’ qualcosa di più che indorare la pillola: avrebbe dovuto dire, come sta sc ritto su IlSole24Ore, che “le misure varate dalla Commissione per dare tempo e ossigeno ai Paesi in difficoltà hanno prodotto i risultati sperati, soprattutto il taglio del cofinanziamento nazionale degli interventi che, come è accaduto in Italia, ha agevolato le amministrazioni abbassando gli obiettivi di certificazione e aumentando il peso percentuale delle spese già sostenute”. Cioè: ce l’abbiamo fatta (a spendere!) perché abbiamo cambiato le regole (alla fine).
Ma ammettere questo, implica assumere le proprie responsabilità e infastidire Ilgranmanovratore.
E Ilgranmanovratore non ha problemi di occupazione, nè di sviluppo armonioso nè di coesione.
Insomma, più che partita doppia, pare una partita a carte dove vince sempre uno solo, come nel gioco delle tre carte.
1 comment
SGLUIT says:
Gen 14, 2014
POFFARE..