GIORNO DEL RICORDO: 5.000 Italiani nelle foibe e 350.000 esuli

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“Il ricordo del passato ci chiede di costruire un presente sempre migliore e non si limita ad un rito confinato in una sola Giornata, per quanto importante e meritevole di essere vissuta”.

Nel Giorno del Ricordo, stabilito dal Parlamento il 10 febbraio di ogni anno, il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo ribadisce “la solidarietà verso chi ha subito le tragedie delle foibe e dell’esodo durante e alla fine della seconda guerra mondiale” e afferma che “la coscienza di un popolo non dimentica tanto dolore“.

“Il ricordo – aggiunge il presidente – rimane sterile se non produce in noi, cittadini e rappresentanti delle istituzioni, la decisa volontà di rendere concreto l’ideale di un’Europa dei popoli, nella quale sia impossibile il ripetersi di tanto orrore.
Quell’ideale ha fatto molta strada ed ha cambiato la geografia politica anche in questa parte dell’Europa dove, onorando chi è stato schiacciato dalle tragedie del passato, siamo impegnati a realizzare una società giusta e operosa in un’Europa senza confini”.

La memoria di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo di 350.000 italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, va conservata e rinnovata, soprattutto nei giovani che devono essere sensibilizzati su questi tragici fatti storici per riflettere sui valori fondanti della nostra Carta costituzionale.

Nel Giorno del ricordo, il presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia Maurizio Franz intende così stringersi idealmente ai congiunti degli infoibati e rendere omaggio agli esuli, centinaia di migliaia di persone la cui “colpa” è stata di essere italiani e di non aver voluto cadere sotto un regime comunista.

La legge 92 del 2004 che istituisce questa Giornata, attesa oltre sessant’anni – ha aggiunto Franz – è il doveroso tributo a tutti coloro che, direttamente o indirettamente, sono stati vittime di questa tragedia.

È giusto ricordare e far conoscere – ha concluso il presidente Franz – perché sono ancora troppo pochi gli italiani che sanno cosa sono state le foibe, e ancora meno persone conoscono il significato dell’esodo.
Invece, si è trattato di un episodio barbaro che la storia ci ha consegnato e che noi dobbiamo custodire: per non dimenticare, ma anche per superare e per guardare a un futuro migliore.

Il Parlamento italiano, istituendo il 10 febbraio il Giorno del Ricordo, ha voluto rendere omaggio alla tragedia degli oltre cinquemila italiani che, fra l’ottobre 1943 e il maggio 1945, furono infoibati – ha dichiarato il consigliere regionale del Partito Pensionati Luigi Ferone strappati dai luoghi di lavoro, dalle loro case, imprigionati, uccisi o gettati ancora vivi in quelle cavità carsiche.
   
Militari, poliziotti, finanzieri, carabinieri, marinai, insegnanti, impiegati, finirono nella lista nera – ha continuato Ferone – e sparirono per sempre.
Iniziò l’esodo di 350.000 italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia, che abbandonarono tutto e scelsero la strada dell’esilio in Italia e nel mondo.
   
Dopo anni di oblio, finalmente la memoria storica di un intero Paese rende omaggio a questi martiri, rei solo di essere italiani.
Queste tragedia deve essere da monito per le future generazioni – ha concluso Ferone – affinché crimini del genere non abbiano più a verificarsi.

“Le recenti indagini sulla conoscenza in Italia del dramma delle Foibe e dell’Esodo Giuliano, Istriano e Dalmata, mostrano un Paese ancora lontano dal far diventare il 10 febbraio patrimonio della coscienza nazionale” – afferma Alessia Rosolen, esponente di Un’Altra Regione in Consiglio regionale.

“Gli sforzi compiuti sino ad oggi per restituire una pagina di storia dimenticata alla memoria di questo Paese, devono – è l’invito di Rosolen – proseguire cercando di comprendere le ragioni che ancora impediscono una piena e condivisa conoscenza dei fatti e dei crimini commessi a danno di decine di migliaia di nostri connazionali“.

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Redazione

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