Argomento di una noia mortale, i fondi europei, se non fosse particolarmente stuzzicante la drammatica piega che ha preso la loro gestione in Friuli Venezia Giulia, in particolare di quei 136 milioni di euro destinati alla programmazione Italia-Slovenia.
Soldi, tanti soldi, di tutti noi, spesi in non si è capito cosa e che hanno preso la triste via del disimpegno, ossia della restituzione, in parte, all’Europa.
Buttar via denari pubblici e le opportunità occupazionali e di sviluppo a cui sono destinate queste ingenti somme irrita; ma ancor più irritante è il tracotante far finta di nulla di chi ci amministra: ora è la Serracchiani con l’assessore Peroni, prima era Tondo con la Seganti o De Anna. Qualcuno, al vertice, c’è sempre ma non è mai responsabile, pare.
Nessuno ammette la disastrosa gestione dell’affaire Italia-Slovenia. Pare quasi che si tratti di una nave fantasma, senza comando e senza equipaggio: ma in quanti hanno mangiato e stanno tuttora banchettando nellaricca cambusa di questo vascello fantasma?
Sappiamo che comunque vi deve essere un responsabile, eletto per far funzionare bene una regione: di destra o di sinistra o di centro non ci interessa. Constatiamo però che tutti fanno finta di nulla.
Anzi: l’ultima timida rassicurante sparata è dell’ultimo di turno, Francesco Peroni, già assessore dell’Ateneo giuliano, ossia della stessa Università di Trieste che ha portato la regione Friuli Venezia Giulia al Tribunale Amministrativo Regionale per una lunghissima casistica di violazioni e di irregolarità nell’affidamento dei fondi in base a dubbi bandi e a procedure di fanta-burocrazia.
L’Assessore ha indorato la pillola, inficiando le segnalazioni scomode, avviando un sermone accademico (“Vi è una grande differenza – osserva Peroni – tra un programma transfrontaliero, come l’Italia-Slovenia cui partecipano soggetti del Friuli Venezia Giulia, e i Fondi di Coesione o il Fondo europeo per lo Sviluppo regionale, e questo dovrebbe indurre a giudizi più meditati”), dichiarando, in buona sostanza che qualche problemuccio c’è stato ma che, alla fine, nulla è successo e che la regione si è dimostrata esemplare nella gestione di questi fondi strutturali.
Fioccano, invece, le segnalazioni di tutt’altra versione dei fatti.
L’ennesima prova è questo documento, irrintracciabile tramite i canonici canali informativi: non lo trovate sul web della regione e non potete chiederlo tramite un accesso agli atti perché non ne conoscete l’esistenza e la mole mostruosa di incartamenti che occultano la sterilità di questi progetti rende impossibile il reperimento di queste perle di costosa follia di una malsana burocrazia.
Si tratta di una nota interna ai ai soliti uffici di Trieste, via Udine 9 (Direzione centrale cultura, sport, relazioni internazionali e comunitarie) e destinato ad altre direzioni regionali ed al presidente del Comitato di sorveglianza del programma Italia-Slovenia Elio De Anna, assessore della giunta Tondo, in cui si parla sempre di ‘sto e-health in termini, usiamo il politically correct che va tanto di moda, poco lusinghieri.
Lasciando perdere il politically correct, diciamo pane al pane e vino al vino: è stato un disastro!
Leggiamo: “Il progetto… del valore pari a 3 milioni di euro (tre milioni di euro!)…risulta quello con la più bassa performance di spesa, attestandosi al 1,64%, ben al di sotto del target previsto.”
Quel che ne segue è scritto in maniera così contorta che… non si capisce nulla. E, probabilmente è la finalità del documento, non dice nulla, prende solo tempo: il tempo che tutti lo leggano, il tempo che tutti rispondano, il tempo che tutti leggano e così via… in un perverso incartamento atto a complicare qualsiasi tentativo di trasparenza e di sana gestione amministrativa e finanziaria.
Stiamo leggendo enciclopedia di tale fattura: decine di migliaia di euro, consulenze esterne per attività proprie di questi uffici, centinaia di migliaia di euro, comitati di controllo che controllano qualcosa che forse non esiste, comunicazione, milioni di euro, programmi sulla carta, carta, carta, tantissima carta. E nomi, i soliti nomi, di funzionari, di consulenti e… di conflitti d’interessi.
Inquietante però, da un punto di vista della consequenzialità logica prima di tutto, la premessa di questo sermone: nonostante il progetto faccia acqua da tutte le parti (lo si riconosce) e non sia ancora partito, chi scrive (Laura Comelli, un nome che salta fuori spesso in queste piccole inchieste) esprime “l’inopportunità di procedere alla restituzione dell’importo di 80mila euro corrispondente all’anticipo del contributo FESR incassato”.
E, in questa enciclopedia della perversione burocratica, riscontriamo una valanga di perle burocratesi come queste dove uno si smarrisce, sbadigliando e i più, comprensibilmente, ammettono, quasi scusandosi, di non capirci nulla.
Quindi, magnifico assessore Peroni, ci spiega gentilmente come interpretare la sua dichiarazione di tre giorni fa (diremmo: non è successo niente, siamo i più bravi etc.) alla luce dei tanti documenti che dimostrano il contrario?
Forse un mea culpa, non di Peroni come persona ma riguardo al ruolo che ricopre, all’istituzione che rappresenta, anche se sopraggiunto, sarebbe opportuno. Prima dell’infrazione europea…
Un mea culpa o, visti i danni e le imbarazzanti informazioni che ci stanno pervenendo da più fonti, quattro colpi di cilicio, di espiazione, non farebbero male…
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