Due sistemi a confronto tra campaigning ed advertising: il pauperismo M5S ed il partitismo spendaccione.
Campagna elettorale sobria o fastosa?
I sondaggi pronosticano un testa a testa, per le europee tra PD e M5S.
Pur attribuendo scarso valore a questo tipo di rilevazioni (“Quando mi chiamano, dico apposta tutto e il contrario di tutto” ci confessa un opinionista che rientra nelle liste telefoniche di tante società demoscopiche), diamo a uno sguardo alla campagna elettorale di ‘piazzati’ e ‘vincenti’ per le imminenti elezioni europee.
M5S usa pochissimo la carta: Marco Zullo, candidato per il Friuli Venezia Giulia confessa che sta approntando alcuni “santini” elettorali e volantini. Una novità rispetto alla tornata elettorale regionale che sta stimolando le polemiche interne al movimento dei grillini.
“Tranquilli”, spiega, “è una novità finalizzata a raggiungere, a comunicare con gli elettori uno ad uno, nei limiti del possibile. Approfitto per lanciare un appello: sto cercando un autista volontario, per la macchina metto la mia.”
Chi paga? “Ho deciso di investire un centinaio di euro per i santini, ci siamo imposti un limite di spesa di 5.000 euro per ogni candidato dell’ OrabastaTour; le cifre che utilizziamo sono raccolte esclusivamente tra i simpatizzanti sotto forma di offerta (con e quali sosteniamo le spese del Tour), anche a mezzo bonifico sul nostro IBAN e tramite PayPal. Utilizziamo molto internet ed i social, assolutamente non chiederemo rimborsi elettorali, né compriamo spazi pubblicitari”.
Ma sul sito de Il Perbenista è comparso un banner pubblicitario di Zullo. Apriti cielo! “Ma allora sono come gli altri!”, sentenziano quelli che si sono arrovellati per mesi e mesi su come si sostenga finanziariamente il blog di Grillo (vedi lo spassoso articolo di Marco Travaglio su Il fatto quotidiano).
Marco Belviso, Il Perbenista, ci spiega: “E’ assolutamente a titolo gratuito, visto che il mio blog non ha finalità commerciali ed è anti-sistema. E’ un regalo di nozze a Zullo, visto che si è sposato poco prima dell’inizio della campagna elettorale e si sta facendo il viaggio di nozze in giro per il Friuli Venezia Giulia per le europee”.
Dalla sobria campagna elettorale, ai limiti del pauperismo francescano, passiamo alle dolenti, in quanto costose per i contribuenti, note dei partiti.
Spin-doctor, agenzie pubblicitarie, consulenti social, webmaster, uffici stampa, chi più ne ha, più ne metta, tanto sono altri a pagare.
Pare che ci sia un plafond di spesa di 167mila euro a candidato, somma che gira e rigira dovrebbe essere rimborsata in toto come rimborso elettorale. E’ il sistema partitico, bellezza!
Se neanche voto o se addirittura quel candidato o quella candidata mi sta antipatico, comunque qualche soldino glielo devo dare. Un ‘bel’ sistema che consente un fiorente mercato politico-promozional-elettorale.
Stampa, tv private, emittenti radio, siti web mangiano milioni in attività propagandistiche: alla faccia della par-condicio (che per internet incredibilmente non vale) c’è chi si accaparra fette più grosse di questa grassa torta. Infatti, lacune concessionarie di pubblicità, per aderenze politiche, grossi gruppi alle spalle, o personaggi direttamente inseriti nelle fila dei partiti, si pappano contratti a 4 e 5 zeri. Chi paga? I cittadini.
Per non parlare dei giornali politici: ci sono ancora, sono espressione di un partito politico e stanno in piedi con i finanziamenti per l’editoria, anche se nessuno li legge.
Ma un personaggio di vertice del M5S ci spiffera che “il quotidiano XYZ non ci fa passare nemmeno un comunicato,è apertamente schierato ma, paradossalmente, nessuno gli contesta la violazione della par condicio”.
In effetti, non facciamo nomi ma aprite i giornali, sfogliateli, comparate la quantità di spazio destinata alle singole forze politiche e date uno sguardo ai titoli, anche un bambino in trenta secondi si fa un’idea per chi tifa quella testata. Il tifo ci sta, a questo punto della storia, ma perché devono pagarlo tutti?
Quindi facciamo un giretto per strada.
Come ad ogni tornata elettorale le nostre città vengono abbruttite da orribili tabelloni, in stile dopoguerra, ove vengono incollati i manifesti elettorali: dovrebbe essere vietato questo antiestetico costume. Inoltre, che impatto ambientale ha tutta quella carta?
Così va il mondo (anche l’Italia) e ci dobbiamo sorbire in attesa allo stop, magari al mattino presto o dopo un affettuoso pranzo in famiglia, la bella faccia del politico di turno che ci vuole istruire su come affrontare il mondo e la vita.
Chi paga? Sempre il rimborso elettorale, il masochismo non ha limiti: quello lì o quella lì mi fanno letteralmente vomitare ma gli pago il tabellone ed il suo manifesto. La comunicazione stradale ha sicuramente un potere persuasivo, una capacità di suggestionare, anche se non più al passo con i tempi.
Il rimborso è però un rimborso: il candidato può contrarre anche un mutuo (accade spesso) con una banca. Quindi starà più attento, sarà forse più oculato soprattutto se è un esordiente nella disputa elettorale.
Per le Europee si parla addirittura di 650mila euro per una campagna “senza problemi”. Oltre al rimborso, poi, c’è il partito. E il partito chi lo paga? Sempre noi.
Ma se va male, se il candidato non viene eletto, è probabile che ci rimetta del suo.
Chi invece è politico di professione parte in quarta: ha il budget, lo stipendio da parlamentare, ad esempio, per fare le cose in grande.
Chi parte in quarta?
Si può fare così: si aspetta che vengano esposti gli anacronistici ed antiestetici tabelloni e, una volta eretti come un pugno negli occhi, si attende di vedere chi per primo viene spennellato.
A Udine è partita prima di tutti la senatrice PD De Monte Isabella.
La bellezza è soggettiva ma a noi pare inquinamento visivo (non la senatrice, sia chiaro, ma tabelloni e manifesti).
Non le chiediamo i dettagli (alla senatrice dell’Alto Friuli) della sua campagna elettorale in quanto da oltre tre mesi attendiamo che risponda alle nostre semplici domande.
Ma forse non sono domande da campagna elettorale…
Se volesse però rispondere, va bene in una qualsiasi delle lingue dell’Unione Europea, gliele riproponiamo qui:
“ From: _ Direttore Dovatu _ Sent: Friday, February 21, 2014 12:34 PM To: isabella.demonte@senato.it Cc: isabella.demonte@ater-udine.it
Subject: INTERVISTA Avv. De Monte
Buongiorno,
faccio seguito alla Sua rettifica del 29.1 (pubblicata) e Le chiedo alcune delucidazioni di verifica delle informazioni in mio possesso, riproponendole alcune domande già sottoposte in precedenza alla Sua attenzione:
1) Lei lavorava all’Ater di Udine prima di divenire avvocato: si o no? Con quali mansioni? Da quando? Con quale tipologia contrattuale? Con quali modalità ottenne il posto (concorso, selezione, chiamata etc.)?
2) Dove ha svolto il biennio di pratica forense?
3) demonte.isabella@gmail.com è un Suo account di posta elettronica?
grazie, distinti saluti “
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