Mugugni perbenisti e lamenti forconi e/o a cinque stelle accompagnano l’ennesima gita del presidente del Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia Franco Iacop, soprannominato a Palazzo, per l’appunto, ‘Hotel Iacop’.
Questa volta è in Libano a far la sua conferenza alle truppe italiane inviate là per conto dell’Onu, in un’operazione assai ‘stanca’ che si trascina, con nomi diversi, da trentanove anni …
Sicuramente la sua presenza nell’antica Tiro è giustificata da motivi istituzionali ma non si comprende bene, al di là del titolo, quale motivazione concreta stia alla base di una gita a carico della collettività: gita costosa, considerando che con la delegazione “di Stato” vi sono altri due consiglieri regionali, Franco Codega e
Roberto Novelli, e i primi cittadini di Gorizia, Ettore Romoli, e di Palmanova, Francesco Martines ed i rispettivi entourage.
Probabilmente, un areo intero.
Non si hanno notizie riguardo ad eventuali presenze femminili, diciamo così, non istituzionali, del presidente Iacop, come accaduto già in passato.
Certo è che Iacop ha toccato tutti i continenti, gli manca l’Antartide: tutte missioni istituzionali, legittime come inopportune, vista la difficilissima situazione economica.
Così l’ufficio stampa regionale giustifica la gita istituzionale: da ieri in visita alla base UNIFIL di Tiro, nel sud del Libano, ha incontrato il generale di Brigata Ugo Cillo, comandante del Sector West di UNIFIL e del contingente nazionale, e successivamente, il sindaco della città. Una visita, quella alla base dove sono di stanza le truppe della Brigata Pozzuolo del Friuli e del Genova Cavalleria che testimonia – ha sottolineato Iacop – il legame sempre forte con il territorio che ospita le unità della “Pozzuolo”. Le autorità politiche regionali hanno voluto rendere omaggio alle unità militari del Friuli Venezia Giulia che dallo scorso ottobre operano nell’ambito dell’Operazione “Leonte 21″, ma quello della delegazione è stato anche l’omaggio reso, a nome del governo e del popolo italiano, ai caschi blu italiani per l’impegno a sostegno della pace in Libano”.
Quindi, c’è chi può e chi non può.