DEFAULT SICILIA: IL FRIULI SI ARRABBIA

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Lo spending review nazionale mina le specialità delle regioni autonome. S’infuriano i politici del FVG: “Noi siamo virtuosi. La responsabilità dei disastri siciliani ricadrà solo sui Siciliani.”

“Sarebbe molto difficile spiegare ai cittadini del Friuli Venezia Giulia perché dovrebbero pagare anche loro per lo stato in cui sembrano versare le finanze della Regione Sicilia.
A chi intende usare l’esempio di pessima amministrazione siciliana per giustificare un attacco indiscriminato a tutte le specialità, compresa quella virtuosa del Friuli Venezia Giulia, diciamo chiaro e forte che le nostre prerogative non si toccano perché non sono privilegi ma responsabilità a cui abbiamo sempre fatto fronte con le nostre forze”.
Il vicepresidente del Friuli Venezia Giulia, Luca Ciriani (Pdl), entra così nel dibattito di questi giorni nato dopo la notizia di un possibile default della Regione Sicilia.
“In questi anni – aggiunge Ciriani – abbiamo ridotto drasticamente sia la spesa che il debito della nostra Regione, abbiamo iniziato un taglio netto di enti e organismi non essenziali ben prima che il termine spending review diventasse di moda ed oltre a questo gestiamo con le nostre risorse tutto il sistema della sanità senza chiedere per questo un euro allo Stato”.
“La responsabilità dei disastri siciliani – aggiunge il vicepresidente – non può che ricadere sugli amministratori che li hanno provocati e su chi li ha eletti.
Lo dico con rammarico nei confronti dei siciliani onesti, ma non si può chiedere ai cittadini delle regioni virtuose di continuare a pagare al posto di chi ha dilapidato miliardi senza produrre né crescita né occupazione”.
“La specialità del Friuli Venezia Giulia, fatta di assunzione di responsabilità e gestione oculata delle risorse, non può essere messa sul banco degli imputati ma, al contrario, dovrebbe essere presa ad esempio da tutte le altre regioni, anche da quelle a statuto ordinario che si ora si trovano a fare i conti con l’irresponsabilità con cui hanno gestito la loro sanità nel corso degli anni, perché tanto poi sarebbe stato lo Stato a pagare i loro debiti. Come nella storia della formica e della cicala – conclude Ciriani – il tempo degli sperperi e finito, ma non saremo noi a pagare gli errori di altri”.

 

“C’è autonomia e autonomia, di certo il Friuli Venezia Giulia non ha niente a che fare con la Sicilia“.
Lo affermano gli assessori regionali alle Attività produttive ed alle Risorse rurali, agroalimentari e forestali, Federica Seganti e Claudio Violino (Lega Nord).
Il commento è dovuto anche alle recenti inchieste giornalistiche in merito ai forestali in servizio nella Regione Sicilia. Si tratta, affermano Seganti e Violino, di circa 28 mila dipendenti pubblici a fronte di una superficie boschiva totale di 500 mila ettari, mentre in Regione Friuli Venezia Giulia ci troviamo ad avere, ad esempio, un corpo forestale sotto organico senza avere la possibilità di assumere a causa del patto di stabilità”.
C’è da considerare poi la questione delle imposte: in Sicilia i tributi quali Irpef, Ires ed Iva rimangono interamente nelle casse della Regione, unico caso tra le Regioni a statuto speciale. Per il Friuli Venezia Giulia la percentuale che rimane sul territorio è pari al 60 per cento per quanto riguarda l’Irpef, al 45 per cento per l’Ires ed al 91 per cento per l’Iva.
È palesemente una situazione molto diversa, ribadiscono i due assessori, e assume un significato ancora più importante relativamente alle ultime vicende che stanno investendo la Sicilia.
Le Regioni a statuto speciale non sono tutte privilegiate o sprecone, c’è n’è anche qualcuna virtuosa soprattutto al Nord. Lo è di certo il Friuli Venezia Giulia, una Regione che, concludono Seganti e Violino, non deve più continuare a pagare per gli sprechi degli altri.

Il consigliere regionale della Lega Nord Federico Razzini interviene sulla questione spending review rimandando al mittente le critiche mosse dal centrosinistra.
Adesso basta – afferma Razzini – sono tre, quattro anni che certa sinistra locale, che poi è la stessa al governo in Sicilia, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, e che ha governato, sappiamo come, per decenni la Campania e la Calabria, ci viene a dare lezioni di risparmio”.
Razzini respinge in modo netto le critiche che vengono mosse alle riforme antisprechi fatte o proposte dal Friuli Venezia Giulia a guida Tondo: “Presidente e maggioranza Lega-Pdl hanno fatto molto, anche troppo, perché forse siamo fin troppo virtuosi in questa regione. Dalla classe politica ai cittadini, tutti abbiamo contenuto i costi, portato servizi di eccellenza e tagliato gli sprechi. Ora però basta: aspettiamo che facciano altrettanto le regioni da Roma in giù, sennò da bravi diventiamo un po’ fessi“.
“Mentre vediamo volar via miliardi di euro in tasse, IMU, sprechi, pensioni ritardate di anni, soldi dati alla sanità del Sud e a milioni di dipendenti pubblici inutili, mentre le banche strozzano le imprese del Nord, l’opinione pubblica e certi politicanti stanno a controllare quanto si paga un caffè al bar del Consiglio regionale. Per scoprire poi cosa? Che costa praticamente come in un qualsiasi altro bar. È ora di finirla – puntualizza Razzini – con questa caccia alle pagliuzze per nascondere le travi e prendere in giro i cittadini”
“A chi ci accusa di tagliare troppo poco – risponde Razzini – faccio presente che innanzitutto la maggioranza di centrosinistra nella precedente legislatura si è caratterizzata per i manager superstipendiati e per i dieci assessori esterni, mentre quella attuale di centrodestra ha ridotto il debito, i costi della pubblica amministrazione, i consigli di amministrazione”.
“Forse anche troppo – conclude Razzini. Ora infatti è finito il momento di dare e dare per poi essere bistratttati ed è arrivato il momento di pretendere quanto ci spetta da Roma, senza più tagli a sanità e investimenti. Non possiamo più far sconti o beneficenza a nessuno, dobbiamo continuare a pensare alle nostre imprese, ai nostri lavoratori a quanti il lavoro lo hanno perso o non lo trovano”.

Redazione

1 comment

  1. […] patologico’ che lo affligge ed è sotto gli occhi di tutti, celato sotto lo spettro del default (un’economia parapubblica autoreferenziale, che oscura il Pil dell’imprenditoria […]

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