A maggio +109,7% cassa integrazione, assessore Brandi preoccupata: la Regione ha fatto la sua parte ma ora tocca allo Stato. PD: Pupulin, preoccupano gli ultimi dati su disoccupazione.
Anche il Friuli Venezia Giulia, sotto il profilo occupazionale, sta pagando i costi della crisi, anche se meno di altre Regioni d’Italia: nella graduatoria delle realtà italiane si colloca infatti al momento al terzo posto dopo la Provincia autonoma di Bolzano e il Veneto.
Proprio per continuare a contrastare gli effetti di questa congiuntura economica negativa la Regione ha deciso di mantenere il trend degli interventi per le politiche attive e passive del lavoro.
Lo ha affermato l’assessore regionale al Lavoro, Angela Brandi, intervenuta alla riunione del Comitato provinciale per l’economia e il lavoro, convocato nel salone del Consiglio della Provincia di Udine.
Brandi ha innanzitutto analizzato l’attuale situazione occupazionale nel Friuli Venezia Giulia: il tasso di disoccupazione nel primo trimestre è del 7 %, mentre quello nazionale del 10,9%.
La disoccupazione giovanile in Italia è al 35,9 per cento, mentre nel Friuli Venezia Giulia è al 21%.
E ha poi ricordato che nell’ambito dell’azione intrapresa dalla Regione a fronte della crisi, sviluppata principalmente sotto il profilo occupazionale, sono stati investiti a favore dell’attivazione dei lavori socialmente utili 14 milioni e 660 euro che hanno interessato 2330 persone.
Gli interventi per i lavori di pubblica utilità hanno invece consentito l’impiego di 1700 lavoratori, grazie a un impegno dell’Amministrazione di 33 milioni e 900 mila euro.
Sono invece stati 3800 i lavoratori interessati dai contratti di solidarietà, con una spesa di 6 milioni e 800 mila euro.
A trarre vantaggio dalle politiche attive del lavoro, con un impegno della Regione di 68 milioni di euro, attraverso incentivi all’assunzione, alla stabilizzazione, alla creazione di nuove imprese e al sostegno con la formazione, sono stati circa 20 mila lavoratori.
Attraverso il Fondo Sociale Europeo 2007-2013 sono stati utilizzati 250 milioni di euro.
Brandi ha ricordato che la politica per il lavoro dell’Amministrazione regionale è stata interamente definita e condivisa dalle parti sociali attraverso i tavoli di concertazione e la Commissione regionale del lavoro.
“Oggi – ha ricordato Brandi – ci si deve confrontare con la crisi più grave degli ultimi decenni. La Regione ha fatto la sua parte ma gli spiragli verso una risoluzione della congiuntura negativa palesatisi all’inizio dello scorso anno sono poi stati smentiti dai fatti. La Regione ha pertanto mantenuto alti i livelli di guardia e di intervento”.
Non a caso, quindi, un nuovo bando sarà emanato tra breve e darà risposta alle ulteriori attese dei lavoratori, specialmente ultracinquantenni.
Tra le numerose azioni attivate dall’Amministrazione vi è l’attivazione del fondo di garanzia per i precari, che però finora è stato sottoutilizzato dai cittadini.
Ma il focus principale dell’attività della Regione per favorire la ripresa è stato indirizzato a coniugare le politiche passive di sostegno al reddito dei lavoratori con quelle attive.
Con la manovra di assestamento di bilancio saranno infatti assegnate ulteriori cospicue risorse a favore delle imprese per le assunzioni e le stabilizzazioni (complessivamente, nel 2012, 27 milioni di euro di investimenti).
Si è inoltre provveduto a potenziare i servizi per il lavoro, tramite l’assunzione di 46 operatori per i centri per l’impiego e i servizi provinciali.
La Regione si è anche impegnata per favorire l’incrocio tra la domanda e l’offerta di lavoro per badanti e baby sitter e per incentivare la stabilizzazione in questo settore.
Attenzione è stata prestata anche alla sicurezza sul posto di lavoro: dal 2007 al 2011 gli infortuni si sono ridotti del 23 per cento.
Tuttavia, come ha sostenuto la Brandi, va rivista la legge sul lavoro, che deve recepire le novità normative di livello nazionale, e le nuove esigenze della nostra comunità regionale.
A questo proposito, il nuovo testo è già stato predisposto e tra breve sarà sottoposto alle parti sociali.
La riforma nazionale per l’assessore presenta diverse criticità ed è auspicabile, per esempio, che si possa recuperare l’utilizzo dei voucher.
Ma la partita vera da vincere per sfidare la crisi è quella dello sviluppo, attraverso tutta una serie di provvedimenti a favore delle imprese che riducano il peso dell’imposizione fiscale e, unitamente ad un’efficace razionalizzazione della spesa pubblica per favorire concretamente il rilancio produttivo ed occupazionale, introducano un vero snellimento delle procedure burocratiche.
Nel corso del mese di maggio 2012 le ore di Cig autorizzate in Friuli Venezia Giulia sono state 2.450.644, in aumento sia nel confronto tendenziale che in quello congiunturale.
La crescita tendenziale, rispetto a maggio 2011, è stata infatti del 14,1% in valore percentuale e di circa 302mila ore in valori assoluti, mentre l’aumento congiunturale, rispetto al mese di aprile 2012, è stato del 109,7%, corrispondete a 1 milione e 282mila ore.
“Un quadro – ha dichiarato l’assessore regionale al Lavoro, Angela Brandi – che presenta degli aspetti di preoccupazione e che disattende le previsioni del primo semestre 2011, quando pareva poter esserci l’inizio di una fase di ripresa.
Proprio per questo la Regione ha inteso non abbassare la guardia e rafforzare gli strumenti a difesa dell’occupazione.
Anche nel prossimo assestamento di bilancio, infatti, sono previsti 14 milioni di euro da destinare alle politiche attive del lavoro per incentivare la aziende alle assunzioni e alle stabilizzazioni”.
Relativamente alle tre gestioni (ordinaria, straordinaria e deroga), la Cigo cresce sia a livello tendenziale (+105,3%) che a livello congiunturale (+54,6%), la Cigs diminuisce sia a livello tendenziale (-9,8%) e aumenta a livello congiunturale (+177,8%), la deroga, a sua volta, cresce sia a livello tendenziale (+43,1%) che a livello congiunturale (+54,1%).
A livello provinciale, la variazione tendenziale si incrementa sia in provincia di Gorizia (+166,6%), che in provincia di Pordenone (+47,6%) che in quella di Trieste (+4,8%) mentre diminuisce in provincia di Udine (-44,7%).
A livello congiunturale, invece, la crescita interessa le provincia di Gorizia (+116,8%), di Pordenone (+236,8%) e di Udine (+30,9%) mentre a Trieste si registra una diminuzione del 16,1%.
A livello provinciale si registra il significativo calo tendenziale nella provincia di Udine che è dovuto alla diminuzione delle ore autorizzate nella gestione straordinaria (-75,8%) mentre gli aumenti, sempre a livello tendenziale, nella altre tre province sono dovuti principalmente alla cassa straordinaria (a Gorizia), alla cassa ordinaria e alla Cig in deroga (a Pordenone) e alla cassa ordinaria (a Trieste).
Nel corso dei primi cinque mesi del 2012, sono state autorizzate complessivamente 9.102.577 ore con un incremento del 22% (1.643.887 in valori assoluti) ore in più rispetto al corrispondente periodo del 2011.
A livello provinciale, l’aumento interessa soprattutto Pordenone con 1.353.487 ore pari al 52.2%; a seguire troviamo Gorizia con 497.707 ore pari al 60,5% e Trieste con 391.850 ore pari al 102,8%. La provincia di Udine evidenzia nei cinque mesi considerati un calo di 599.157 ore, pari al -16,4%.
“I dati della cassa integrazione del mese di maggio e l’insieme di quelli dei primi 5 mesi dell’anno confermano e rafforzano un giudizio di grande preoccupazione”.
Ad affermarlo è Paolo Pupulin, consigliere regionale del PD, che sviluppa un’analisi dettagliata della situazione.
Confido che non ci si attardi ancora in valutazioni ottimistiche sullo stato dell’economia e del lavoro in Friuli Venezia Giulia.
Purtroppo la nostra condizione non è dissimile rispetto a quella delle altre regioni del nord. Preoccupazione che non può che aumentare, se poi ci ricordiamo che solo pochi giorni fa l’ISTAT aveva denunciato una crescita rilevante del tasso di disoccupazione in regione, che nel primo trimestre 2012 era arrivato al 7%, livello che non ci si ricordava da decenni lontani.
Ora, pure il ricorso alla cassa integrazione rafforza il giudizio sulla notevole frenata dell’economia regionale.
A maggio, secondo quanto rileva l’Inps, le imprese hanno chiesto 2.450.644 ore di ore di cassa integrazione con un raddoppio rispetto ad aprile e di circa 14,1% rispetto a maggio 2011. Forte l’incremento, dunque, delle ore di cassa integrazione complessivamente autorizzate (da 1.168.556 di aprile a 2.450.644 a maggio), con un incremento congiunturale di oltre il 100%. Molto più contenuto l’aumento rispetto a maggio dello scorso anno (più 14,1%) mese nel quale le ore autorizzate furono 2.147.752.
Nel complesso, il numero delle ore autorizzate nei primi cinque mesi del 2012 cresce del 22% all’incirca rispetto allo stesso periodo del 2011, con 9.102.577 a fronte dei 7.458.690 del 2011. L’incremento interessa tutti i tipi di interventi. La Cig ordinaria è passata da 488.994 ore autorizzate di aprile alle 755.827 di maggio (più 54%). L’incremento è ancora più consistente (più 100%) se confrontato con i dati del mese di maggio 2011 (368.203 ore di cassa ordinaria ).
L’aumento delle ore autorizzate riguarda prevalentemente il settore industriale, che vede una contemporanea caduta sia del mercato interno che per la prima volta dell’export.
Quasi triplica il numero di ore autorizzate di Cassa straordinaria rispetto ad aprile (si passa da 523.564 di aprile a 1.454.442 di maggio). Si registra invece una diminuzione della Cigs del 10% rispetto a maggio 2011 (erano 1.611.956 le ore autorizzate).
In questo caso, la variazione negativa è da imputare esclusivamente al settore industriale, per il fatto che una serie di aziende hanno chiuso i battenti.
Sempre in aumento, ma in forma meno consistente, gli interventi in deroga (Cigd).
A maggio sono stati di 240.375 ore, con un più 54 % rispetto ai 155.998 del mese di aprile. Aumento ancora più contenuto, se confrontato con il mese di maggio 2011 (163.982 ore di Cigd).
Bisogna riflettere su questi freddi numeri per comprendere il senso più drammatico della crisi in corso, fatto di storie individuali, di ansie, di speranze deluse, quando non situazioni di vera e propria disperazione.
Una situazione che ci obbliga a ripensare un programma di intervento più massiccio e urgente.
Bisogna accogliere la richiesta di forte collaborazione sollecitata da tutte le categorie economiche e le forze sociali, per misure che mettano in rete tutto il sistema di collocamento pubblico e privato, che predispongano progetti congiunturali nei settori ad alto rischio assieme a sostegni mirati a favorire una nuova occupazione di maggiore qualità e professionalità, che assecondino l’organizzazione di progetti a carattere sociale e nell’economia verde e innovativa.
Tutto questo diventa possibile se la stessa Regione si dimostra capace di accelerare i tempi degli investimenti nelle opere programmate e nelle erogazioni a favore dei programmi industriali ed economici ammessi a finanziamento.
In sostanza, un nuovo progetto di crescita e di sostegno al rilancio, di cui purtroppo c’è molto poco nella discussione sulla variazioni di bilancio all’esame del Consiglio regionale.
I dati pubblicati qualche giorno fa dall’Istat sulla disoccupazione erano prevedibili. Come quelli dell’INPS sul ricorso alla Cassa integrazione nel mese di maggio.
Ma fanno comprendere che non c’è più tempo per attese e rinvii dei programmi che si possono immediatamente cantierare.