BUROCRAZIA SENZA CONTEGNO

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PER UN MERCATO DEL LAVORO SENZA RITEGNO

Non ce la facciamo più a starvi dietro!”: è questo l’urlo che i tanti che lavorano – in forme ibride tra lavoratore dipendente (gli effettivi obblighi contrattuali) e lavoratore autonomo(le effettive incombenze burocratiche, fiscali e previdenziali) – lanciano alla Bora (vento catabatico che sferza –oramai raramente- il Nord Est d’Italia).
Lo urlano anche via mail, segnalandoci varie assurdità, e ci associamo sentitamente al coro.

Già è dura cosa trovare lavoro: il cercarlo occupa il 60% (?) del time lavorativo di Co.Occ., Co.co.co., Co.Pro (e Coccodè!); le micro partite Iva poi, sono ormai come papere galleggianti su un branco di squali.
L’espletare il lavoro occupa chiaramente –almeno si spera- il resto del tempo; in più si aggiunge la “gabella”, fatta di oneri monetari  (euro versati come tassa o come contributo) e di impegni burocratici che rubano tempo, stressano e non conducono a nulla di virtuoso.
Burocrazia, spesso cartacea, nel 2011: che schifo!

Esempio: un ente economico commissiona alcune collaborazioni di lavoro (senza specificare il ruolo), di durata annuale, già ripetute negli anni, che consistono nella previsione di (numero indeterminato) X prestazioni per undici mesi.

In pratica, la nuova frontiera del giuslavorismo, al di là del lavoro accessorio:  quando sai che puoi lavorare (non devi! perché hai poco lavoro e tutto fa brodo) te lo dico io; lavori in poco tempo perché devo dare forma e distribuzione al prodotto;  ti leggono decine di migliaia di persone (quindi devi stare attento, non scrivi strafalcioni ed eviti abbagli, facendo slalom tra la leadership più abbottonata del Pianeta);  ti pago dopo 13 mesi, sbagliando anche il conto finale (in difetto);  ti sottraggo il 20% (non è Iva ma puzza in modo simile) che dico di dare allo Stato (che in fondo, gira e rigira, son sempre io); poi tu (compilando, firmando e bollando) ci paghi un 12% al tuo ente previdenziale  ma io ti aiuto -si fa per dire!-,  versandoti un 2% integrativo (che necessita di un tuo fax di 4 pagine di anagrafica, dichiarazione fiscale e adesione contrattuale-) con allarmistici ultimatum (“se… 3 giorni… non si procederà più al pagamento”);  poi, quella cifra che ti bonifico, dopo un altro mese (addirittura 840,00 €), deve essere ricopiata in un rigo specifico del 730 (perché hai diverse –tutte- collaborazioni occasionali o coordinate e continuative o a progetto -sempre quando il progetto non c’è, de facto, e non potrebbe mai esserci, perché la prestazione in oggetto non è un progetto): a seconda di dove va a sedersi la pallina della roulette, dopo qualche mese ci pagherai sopra qualcosa; potrebbe divenire una roulette russa…

Di contorno all’odissea fiscal-contributiva (con le sue comprensibili implicazioni burocratiche), quella contrattuale:  in verità non dovrebbe esserci alcuna regolamentazione contrattuale (è una collaborazione occasionale che prevede assolutamente nulla di certo né di preciso) ed invece viene richiesta l’accettazione di un accordo che formalizza il niente (due fogli, meglio se via fax, su carta intestata), la compilazione di un noioso ed intricato formulario anagrafico-fiscale ovvio e scontato nella sua inutilità, l’invio poi della nota spese –l’anno dopo-  con marca da bollo da 1,81 euro (in originale per posta, perché l’undicesimo comandamento impone “non fotocopiare la marca da bollo”), oltre, ovviamente, alla dichiarazione di non prevedere di guadagnare l’anno successivo più di 5.000 euro in quel modo lì, ossia con la collaborazione occasionale, formalizzata come tale, che in pratica cela una collaborazione coordinata e continuativa, con gli oneri contributivi della libera professione, con o senza partita iva, ma con le modalità di somministrazione tipiche del lavoratore subordinato. ALLUCINANTE

Tommaso Botto

4 commenti

  1. […] tutti gli interventi introduttivi è emerso un quadro piuttosto confortante dell’occupazione e dell’imprenditorialità “rosa” in provincia, anche se nel settore «si può e si deve fare di più – ha ribadito Da […]

  2. […] Per cui i solerti genitori di bambini fortunatamente sani (che per questo ringraziano la Sorte e chi forse sta più su), dopo avere presentato formale domanda al primo circolo didattico di Udine, si sono trovati a compilare un questionario che determinerà la posizione, in graduatoria, della giovane erede: il battesimo della burocrazia! […]

  3. […] chi desidera avviare un’attività di quel tipo è costretto a una doppia presentazione della domanda, informatica e cartacea, e deve ricorrere a un tecnico abilitato, che costa, e a un funzionario, che riceve su […]

  4. […] con studi di settore, minor credito, addizionali, autoliquidazioni, ravvedimenti,  etc. Un oceano di “menate” da pagare e, soprattutto, da starci […]

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