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Ennesimi sprechi e paradossi delle politiche e dei finanziamenti Europei: tutela solo a parole delle dune adriatiche di Bibione (Ve)

La UE, tramite i fondi strutturali, “finanzia azioni che gli Stati membri non sono in grado di finanziare autonomamente o che possono finanziare in modo più efficace insieme”. Sembrerebbe tutto utile e bello, in linea di principio.

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Andando a controllare come sono stati spesi questi soldi, invece…

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Veneto, provincia di Venezia, comune di San Michele al Tagliamento, Bibione Pineda, località balneare: il programma urbanistico Piruea (progetto urbanistico e ambientale), approvato dalla giunta alla mezzanotte dell’ultimo giorno utile (28 Febbraio 2005), prevedeva la costruzione di tre condomini per 75.000 metri cubi, una torre albergo di 30 piani, per altri 30.000, un ponte tra Capalonga e Terzo Bacino.
Non se ne è fatto ancora nulla, sia per la crisi economica, sia per i ricorsi amministrativi e le indagini per abuso d’ufficio.
Intanto, però, in attesa della realizzazione dei grandi progetti, si sono rilasciate autorizzazioni per i “piccoli” lavori a corollario: si segnala il più impattante che riguarda l’area prato-boschiva a ridosso della spiaggia ex-comunale, tra i due storici campeggi di Pineda.

Qui le ruspe hanno dilaniato una superficie di circa 5700 metri quadri: per una profondità di 5 metri è stata asportata la sabbia, per ampliare il Park Hotel, oramai diroccato e in semiabbandono; più precisamente, per realizzare la grande piscina, attigua alla spiaggia e, quindi, al mare.

01 laguna park hotel bibione pineda

I lavori sono durati anni: lo stop amministrativo più eclatante fu quello conclusosi con la ripresa dei lavori autorizzata due anni or sono dal Consiglio di Stato che, dopo mille polemiche e l’aggravante del trasporto abusivo di sabbia a Lignano, quindi fuori regione, promosse l’investimento sostenuto, ossia il vil denaro.

È sotto gli occhi di tutti che il “Laguna Park Hotel” (questa la nuova dizione) s’è mangiato una bella fetta di genuino “habitat litoraneo” per far spazio alla piscina: l’ultima duna rimasta, l’ultima superstite alla speculazione, è stata infatti spianata, con efficaci e calcolati ritocchi annui, e ricoperta da una pista ciclabile, con tanto di aiuole ed altre costruzioni cementizie, ad impatto ambientale totale.

02 duna UE
Infatti, lima qui e lima là, la duna era stata prima ridotta in due monconi, per far spazio all’ampliamento, sotto forma di ‘razionalizzazione’, dello stabilimento balneare “Ex-comunale”, in concessione alla locale azienda turistica.
I due monconi non vi sono più: all’inizio di questa stagione turistica 2016 gli è stato dato il colpo di grazia, con la definitiva azione distruttiva della duna.

05 UE duna pineda

Il paradosso, tutto europeo, si consuma in un’area poco distante da qui ed affronta il medesimo tema, la salvaguardia delle dune, in un approccio più di principio, quindi formale, che sostanziale.
Il Giardino Mediterraneo della Venezia Orientale rientra nel progetto europeo SIGMA2, nell’ambito di quel mare magnum di finanziamenti della programmazione Italia-Slovenia (2007-13).
Uno di questo Giardini Mediterranei è stato realizzato proprio a Bibione Pineda, in prossimità della foce di Porto Baseleghe, in “un’area che rappresentava uno dei rari contesti litoranei che hanno mantenuto importanti elementi di naturalità”.
L’area dista un quarto d’ora a piedi dalla duna decapitata dal Park Hotel con la complicità del Comune.

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La retorica europeista infarcisce questo progetto: la tutela della biodiversità degli habitat litoranei presenti, leggiamo sulle eleganti brochures prodotte all’uopo, sarebbe stata realizzata attraverso azioni di salvaguardia, riqualificazione e valorizzazione, in particolare delle dune, le ultime dune rimaste dell’Adriatico Settentrionale.

In particolare, le dune sarebbero state ripulite dalle specie alloctone (piante non originarie del luogo) e sarebbero state realizzate delle “fascinate” con rami intrecciati per favorire la cattura ed il deposito della sabbia trasportata dal vento e permettere così la formazione di nuove dune; inoltre, sarebbero state inserite piante erbacee, arbustive ed arboree tipiche della fascia delle dune più interne.

Ma in questa zona, vere e proprie dune non ci sono mai state: semmai, si tratta di una porzione di campo sabbioso con quelle che potremmo definire “erbacce”.

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A trionfo del progetto europeo, venne posizionato un buffo uccello di legno, sulla sabbia, con funzione di tabella, con la descrizione dei luoghi e la solita nuvola di loghi e loghetti che contraddistinguono i mille rivoli di finanziamenti europei che, ci preme ricordarlo, sono soldi della collettività.
Un uccello solitario: non ci sono staccionate, non vi sono fascinate, c’è effettivamente qualche mucchio di ramaglie ma sembrano più relitti portati dal mare o prodotti di qualche rapida pulizia della spiaggia. Per quanto riguarda le piante… beh… vi sono le solite ‘erbacce’ che si trovano in queste zone: fortunatamente queste hanno resistito alla ‘pulizia’. Di dune vi è forse qualche mucchio di sabbia di venti-trenta centimetri, in balìa della Bora o dello Scirocco: una duna vera e propria qui, in verità, non vi è mai stata.

Insomma: nulla è cambiato da com’era ed è sempre stato negli ultimi decenni questo pezzetto di litorale ancora ‘intatto’. Nulla, tranne l’uccello di legno.
Quest’uccello è costato € 78.240 IVA inclusa: i lavori sono stati eseguiti dall’impresa Vivai De Sero Filippo, dietro progetto di AGRI.TE.CO. Sc Ambiente. La comunicazione (!) è stata curata da Donneuropee Formazione & Marketing: una comunicazione debole, visto che abbiamo impiegato giorni a trovare alcune informazioni essenziali.

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È così che sono stati spesi questi soldi ‘europei’: per fare un uccello di legno da 80mila euro a difesa di una duna che non è mai esistita e, contemporaneamente, chiudere non due ma quattro, otto, sedici occhi, dove invece si sarebbe dovuto concentrare attenzioni e tutele o, per dirla con le eleganti brochures, “salvaguardia, riqualificazione e valorizzazione degli habitat dunali presenti, in corrispondenza delle aree di maggior pregio ambientale”.

Ma, oltre al danno tocca segnalare la beffa: nemmeno l’uccello è più visibile.
L’uccello, infatti, è caduto: giace a terra tra le erbacce. Un segno del destino?

E un’altra beffa, più politica, caratterizza i luoghi dove fino a qualche anno fa c’era la duna, quella vera: lungo il percorso della pista ciclabile, ossia dove c’era la duna, visto che si è dovuto fare spazio alla mega piscina del Laguna Park Hotel, è tutto un fiorire di cartelli illustrativi, che informano e sensibilizzano i visitatori sui valori ambientali delle aree attraversate.
Tutto apparentemente molto bello, tutto sicuramente artificiale…
È molto curioso leggerli ed inquadrarli nella loro ipocrisia, mentre una enorme ruspa spiana gli ultimi lembi della povera duna che, con la sua lunghezza di circa cento metri, proteggeva sicuramente le “depressioni umide litoranee”.

 

 

EUROPACCHIA: Amici, sprechi e pasticci dei fondi europei

europacchia copertina

Tommaso Botto

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