ALPINI PUNITI: Mattia Uboldi, I PROCESSI DEI CRA CRA CRA

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L’ASSALTO ALLA DIRIGENZA. Pubblichiamo l’ultima lettera di Mattia Uboldi, fonte attendibile ed inesauribile per riflessioni ed approfondimenti sulla gestione di quel patrimonio incommensurabile che è l’Associazione Nazionale Alpini. Testimonianze di incredibili censure e ‘manchevolezze’. Stante il silenzio dei vertici oligarchici dell’ANA, ai quali riconfermiamo (da mesi) idonei spazi per inserirsi in un costruttivo dibattito.


Il momento è topico.

Le volate verbali dell’Uboldi si schiantano titaniche sulle fragili difese del bunker.

I calcinacci rovinano sulle zucche dei consiglieri nazionali in esso rifugiati assieme al grande capo, il Corrado Perona.

I serventi delle artiglierie “autocammellate” non riescono a ritagliarsi nemmeno un momento per asciugarsi il sudore dalla fronte, a causa del cipiglio del loro “Attila” friulano che, come quello unno, ha anche fatto riprendere a portare terra sul monte del castello di Udine: da lì vuole vedere il civico 09 di via Marsala in preda alle fiamme grafomani che lo stanno divorando.

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Come promesso, questo giro, vi parlo di altra argomentazione che affrontai in quel di Torino e che, a sua volta, fu tramutata quale capo d’accusa a mio carico: il Perona, per mezzo del Direttore Generale ff., la bollò, come le altre, alla stregua di una bestemmia, falsa e diffamatoria.

Premetto che il pezzo è stato preparato, praticamente, a otto mani (chi ha orecchio per intendere…) e che, prima di lanciarlo, ho già raccolto tutto il materiale testimoniale necessario per tutelarmi in qualsivoglia sede, con buona pace di taluni “corvi” a cui tanto gli piacerebbe beccarmi gli occhi.

Perché parlo di “corvi”?
Beh, perché un caso simile al mio scaturì proprio dal fatto di aver nominato questi begli uccellacci che tante penne hanno donato al glorioso Corpo degli Alpini.

In data 18 Marzo 2009, il Presidente Perona, alla presenza degli allora vice presidenti Rossi e Bionaz e del tesoriere Casini, ha convocato, presso la Sede Nazionale, gli alpini Beniamino Zambardi ed Ilario Merlin.

Questi ultimi dovettero giungere a rapporto tassativamente accompagnati dai rispettivi presidenti di sezione : sezioni A.N.A. di Varese e Pordenone.

Le condizioni di salute e le capacità motorie dello Zambardi non erano delle migliori.
Non era per niente autonomo, incapace di sostenere la trasferta da Viggiù a Milano con mezzi e forze proprie.

Di ciò la Sede Nazionale, e nello specifico il Presidente Perona, come lo stesso Zambardi conferma, era al corrente.
Più che al corrente!

Non ci fu storia. Non gli offrirono nemmeno un calesse per aiutarlo a farsi “processare”!

Dovette presentarsi a giudizio e, per farlo, il suo Presidente, Bertolasi della Sezione di Varese, organizzò gentilmente tutti i suoi spostamenti, sia in andata, che di ritorno.

Qual’era il motivo di tanto cipiglio da parte del Presidente Nazionale?

Zambardi aveva pubblicato su facebook la fotografia raffigurante un corvo che gracchiava: <<cra. cra cra>>, diceva la bestiaccia.

Oltre a ciò, scriveva di diverse tematiche legate alle dinamiche dell’Associazione, un po’ come facevo io in C.D.S., tra le quali alcune che interessano, almeno per competenza, il C.D.N..

Quell’immagine e gli scambi informatici che generò tra lo Zambardi e il Merlin, si sarebbero tramutati per entrambi in certa “condanna”, perché a “Milano” certi uccelli non piacciono.

Il lettore, a questo punto, deve sapere che il soprannome “corvi” pare sia stato attribuito da Bepi De Marzi a certi consiglieri nazionali percepiti altezzosi e senza un briciolo di umiltà.

Tornando alla pubblicazione, il futuro “condannando”, censore dei “gracchianti” (lo Zambardi, per intenderci), ricordava a “taluni” l’importanza di partecipare con fare semplice alle manifestazioni alpine, perché questo dovrebbe essere lo spirito di chi porta il Cappello fregiato dalla Penna Nera.

Di fronte a tali affermazioni, interveniva un interlocutore, fantasioso, ma d’eccezione: la “Mula Tita” (così si chiamava quella che Zambardi conduceva sotto naja).
Il quadrupede dava ragione al “cacciatore di corvi”, il quale, per tutta risposta, invitava l’equino a mangiarseli tutti (i corvi, si intende).
Il crinato, però, si negava all’incitamento: <<La “Mula Tita” se addenta certe creature, prima le mastica e, poi, le sputa!>>.

A cotanta speme, il Merlin rispondeva tranquillizzandola, rispetto al rischio che potesse venirne a soffrire di stomaco: nel caso di indigestione da corvi, si sarebbe tranquillamente salvata grazie allo status di ruminante.

Apriti celo!
La bestiale conversazione elettronica, peraltro, a detta degli interessati- “Mula Tita” compresa-, privata, fu “intercettata” dai potenti mezzi del Nazionale e la poderosa macchina della “giustezza” fu messa rapidamente, e implacabilmente, in moto!

I due “reietti”, alfine, si presentarono di fronte al censore: il Perona.

Quest’ultimo, come prima cosa, sbraitò che aveva già dato mandato ai legali di tutelare nelle opportune sedi il buon nome dell’Associazione e che chi si era macchiato di certe espressioni ne avrebbe risposto.

Gli “imputati”, un po’ schioccati per aver fatto tanta strada per così poco, chiesero al Presidente per quale ragione li avesse convocati: se aveva deciso di passare alle vie di fatto, perché non chiamarli direttamente in tribunale, risparmiando loro una corsa di qualche centinaio di chilometri a vuoto e infrasettimanale per giunta?

Il Merlin, inoltre, sottolineò che, negli scritti, si parlava di pennuti e quadrupedi: se il Presidente credeva che un giudice avrebbe dato peso a dei discorsi tra bestie, era libero di accomodarsi.
Il medesimo gli segnalò anche alcune affermazioni fatte da un noto Consigliere Nazionale, di fronte a parecchi testimoni pronti a confermare quanto da questo asserito.
Dichiarazioni calunniose e infamanti, che infangano il buon nome di uno dei Soci Fondatori dell’ A.N.A. e di una M.O.V.M. della Grande Guerra, Ufficiale degli Alpini.

Il Perona, allora, si fece più conciliante e il discorso cominciò a prendere una piega ben diversa.

Egli, visto che per accusarli aveva tirato in ballo l’onorabilità dell’Associazione, fu in mantinente informato dai convocati che la maggior parte dei consiglieri nazionali, una volta scaduto il loro mandato, svaniscono dalle manifestazioni tipo Ortigara, in quanto non più “comandati”.

Che dire, poi, degli “Onori al Labaro Nazionale” che un celebre avvocato del Nazionale, a detta dei due, avrebbe attuato?

Zambardi e Merlin segnalarono, con prova fotografica, al Presidente Perona che, in occasione di un pellegrinaggio in Adamello, a Condino (TN), il Labaro Nazionale fu trovato disvolto, appoggiato a una rete di recinzione sudicia, in mezzo a un bosco, abbandonato a se stesso, a circa 200 metri dalla strada lungo cui era previsto l’ammassamento della manifestazione.
Fu specificato a quel gran faro della moralità di Perona che il fatto era riconducibile al suo consigliere nazionale Lavizzari: invece di fare da scorta al sacro drappo, aveva optato per una puntatina al bar.
I testimoni della circostanza si sprecano, stando a quanto dichiarato durante il “dibattimento”.

A quel punto, di fronte a un presidentissimo sempre più zittito, impietosi proseguirono con le “malefatte” del buon Cesare.

Sull’ Adamello, erano iniziate il sabato, sul Monte Bruffione: al termine della cerimonia, l’attuale Portavoce dell’A.N.A., in compagnia del Presidente della Sezione di Milano, scese a Condino, usando in esclusiva un elicottero da sei posti, senza aspettare che qualcun’ altro venisse ad occupare i rimanenti.

Il “qualcun altro” non è che non ci fosse ma, da li a poco, sul Bruffione prese a imperversare il maltempo.
Il velivolo fu costretto a terra subito dopo aver scaricato i due.
Ad aspettarlo invano, però, rimasero due alpini Reduci di guerra e il Vescovo celebrante, S. E. Mons. Gianni Danzi, segretario generale del governatorato presso la Città del Vaticano.
Dovettero incamminarsi, “motorizzati a piedi”, verso valle, in compagnia dello sconcertato consigliere nazionale Silvio Botter.

Il giorno seguente, Il Giornale di Trento riportava la notizia che un Consigliere Nazionale A.N.A. e il Presidente della Sezione di Milano, avevano usato un elicottero di sei posti, lasciando a terra due Reduci ed un Vescovo!

Dopo tale valanga di informazioni, il Presidente Nazionale Perona, detto anche Corrado, optò per chiuderla in “amicizia”, dicendo ai due che, comunque, visto che la convocazione c’era stata, avrebbe dovuto dargli almeno un “richiamo con diffida”.

Dopo tanto casino, in effetti, il Perona non poteva fare un poco glorioso “indietro tutta”.

Questo è quanto mi è stato riferito dagli interessati e non ho motivo di dubitarne, tant’è che, quanto sopra, effettivamente, ha costituito parte della celebre “Baruffa a Torino”.

Se tutto ciò è falso, come dice il mio atto d’accusa, perché la “sentenza” lo ha stralciato senza scendere nel merito?
Anche solo ponendomi di fronte all’infondatezza di questo racconto, sarebbe stato sufficiente a ottenere la mia espulsione, non credete?

Ora, cari lettori, vi starete chiedendo cosa accadde, dopo tante rivelazioni, al Cesare Lavizzari, considerando che, come per il mio caso, al Perona basta poco per fargli saltare la mosca al naso.
Beh, venne promosso Vice Presidente Nazionale!

Caro Presidente Perona, posso permettermi una domandina?
Il Consigliere Lavizzari, differentemente da me, gode di qualche speciale dispensa?
Magari papale, visto quanto sopra?

Se io mi sono beccato 12 mesi di sospensione per una baruffa da bar, in cui ho riportato fatti veri o, quantomeno, ad oggi non smentiti con atti ufficiali, perché non hai promosso a suo carico nemmeno una commissioncina, una volta saputo tutto sto popò di roba?

Adesso che, sparando ancora qualche salva di “ippopotamo”, mi sono tolto dai piedi le cosucce piccole, signori, annuncio che il prossimo giro aprirò il fuoco lanciando il primo colpo di “Dora”.

P.S.: avviso ai naviganti: entro due articoli avrò il piacere di occuparmi del Consigliere Nazionale Giuliano Chiofalo, a cui rivolgo un particolare e caloroso saluto.

Artigliere Alpino
Mattia Uboldi

Redazione

10 commenti

  1. Roberto Ribaga says:

    Feb 22, 2012

    Rispondi

    Avanti cosi Mattia … esce tutto lo “spirito alpino”….che regna in Via Marsala.

  2. friz says:

    Feb 22, 2012

    Rispondi

    ma queste vicende trovano spazio, anche solo come sintetica informazione ai soci, sui numerosi periodici della stampa alpina? no? perchè? so per certo che eventuali “esperti” in contraddittorio non mancano dalle partidi Milano…

  3. Uber Merwald says:

    Feb 23, 2012

    Rispondi

    A Milano son caduti in basso!!!!
    I corvi (gracchi) non saran più fieri di donare la penna a certi Alpini!!!

  4. Della Morte Adolfo says:

    Feb 23, 2012

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    Leggo con piacere queste cose e dico VERGOGNA!!! E ancora sui vari Forum mi ridono per dietro…hanno il coraggio di fare la predica a chi scrive la sua idea..quei portavoci “gracchianti”!!! Addirittura lasciare dei Reduci a piedi…addirittura abbandonare il labaro in giro..e fanno le prediche agli altri!!! Dimettetevi..ve. Mandi

  5. Beniamino Zambardi says:

    Feb 23, 2012

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    Confermo quanto scritto da Mattia

  6. CarloS. Gruppo Udine says:

    Feb 25, 2012

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    Anin Mattia varin fortune !! Tire e Tas
    Il marcio del “duro legno milanese” sta vendo fuori.

  7. Sergio Bandoli says:

    Mar 3, 2012

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    Siete veramente sicuri che a Milano siano caduti in basso? Secondo me sono caduti in basso i portavoce della denigrazione Alpina e chi li sostiene. Mandi.

  8. nervesa d.b. says:

    Mar 3, 2012

    Rispondi

    cosa dice bandoli? non si capisce

  9. […] Legionario Disertore preso ad esempio della mininaja), che allunga la permanenza di Uboldi: “La questione dei cra-cra. Cazzarola… Sono tue le lettere pubblicate su Dovatu.it? Confermi che sono tuoi i […]

  10. […] “cessate il fuoco” che, cavallerescamente, ho concesso ai miei “terribili” censori) per completare “i processi dei cra, cra cra”, di cui l’Avvocato afferma (raccontando una balla: per quello che ne so e per come si intendono i […]

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