Come Dovatu-anticipato sei mesi fa, il direttorio dell’Associazione Nazionale Alpini ha ufficializzato ieri due grosse novità.
Due notizie ‘accennate’ che fanno vacillare le fondamenta dell’Associazione d’Arma più grande d’Europa (355.670 iscritti, di cui Alpini 278.625).
Infatti, il presidente dell’ANA, Sebastiano Favero, ha presentato la sua Relazione Morale: 36 pagine in cui riassume le tante iniziative portate avanti l’anno passato.
Tra ricordi dei defunti, ossequi ai generali ed elogi per la brutta Adunata di Asti, solo a pagina 33 (!) ha tirato fuori il coniglio dal cappello:
“il C.D.N. nella seduta di ieri ha deliberato la modifica degli art. 8, 8 bis ed 8 ter del regolamento nazionale”: – quanti non siano in possesso dei requisiti di cui all’art. 4 dello statuto (cioè Alpini che han fatto il militare) vengono iscritti in apposito albo nazionale come “aggregati” o come “amici degli alpini”. Gli “aggregati” sarebbero tutti coloro che facendo richiesta saranno accettati e quella di “amici degli alpini” che diventeranno tali dopo almeno due anni di iscrizione come “aggregati”. Gli “aggregati”non possono portare il cappello alpino e sfilare alle manifestazioni di gruppo, sezionali e nazionali rimanendo la loro attività limitata all’ambito sezionale. Il copricapo previsto e che gli “amici degli alpini” dovranno indossare segnatamente quando sono inquadrati e sfilano è di tipo “simile alla norvegese” con un fregio raffigurante un’aquila nera che sostiene il logo dell’ANA.
Perché queste novità?
Perché senza la naja gli Alpini si stanno estinguendo: non serve un dottorato in scienze statistiche per capirlo.
L’ANA, come un vecchio partito, accaparra tessere per mantenere numeri che, tra pochi anni, crolleranno drasticamente: c’è chi ipotizza che fra dieci anni saranno più gli “amici” degli “Alpini”.
Ora, negli ambienti alpini, sta capitando il finimondo, perché gli Alpini (quelli con la Penna Nera) non si identificano più con la propria Associazione (che nel 2019 compirà -se ci arriva- cent’anni) o, meglio, con chi la dirige e opera queste scelte.
Ma Favero (o chi per lui) fa finta di niente, si abbandona (a pag.6) a un triste “sempre più è necessario attivare la commissione disciplinare”.
Dopo tutti quelli che hanno già radiato, o sospeso o rinviato comunque a processo, con chi ce l’hanno?
Non lo dice (… “Quel che l’ANA non dice“): “Mi astengo qui di fare esempi concreti perché sono certo che tutti abbiate compreso”.
Quanti, dei 360.050 iscritti, l’hanno compreso?
Cos’è? Un quiz? Un messaggio subliminale?
Che lo scriva, nero su bianco, sul suo “L’Alpino”, così tutti sapranno, no?
Perché, altrimenti, parrebbe vana la sua “speranza che possa far breccia e far capire a quanti al nostro interno pensano di essere i soli depositari della verità, unici interpreti dei nostri valori e del nostro statuto che anche per loro deve valere il rispetto delle regole associative in cui non ci debbano essere protagonismi e personalismi”.
Poi, in fondo al sermone col quale è stato rieletto presidente nazionale, ci dà la seconda grossa novità, che abbraccia in pieno le idee di Matteo Renzi (che ha fatto il boy-scout) sul servizio civile universale: “Con il rimpianto, forte per noi, della naja vero strumento per forgiare uomini e cittadini”, premette Favero all’idea di impiegare “6/8 mila giovani all’anno con due mesi di formazione comune da concludersi con ‘l’impegno formale di fedeltà ai valori della Patria’ e poi proseguire per 4/6 mesi con tre indirizzi formativi: 1) Servizio civile (sacrari, musei all’aperto) 2) Protezione Civile 3) Servizio propedeutico all’entrata nei VFPI”.
Come fa il presidente di un’Associazione d’Arma (ARMA) a proporre (o meglio, ad accettare) l’impiego di migliaia di giovani senz’armi?
Favero sa che sono pochi i soci Alpini che condividono queste scelte (molti altri, ‘dormienti’, nemmeno se le immaginano) e considera queste opinioni antagoniste alla stregua di “polemiche inutili e sterili”.
Quindi, Favero è l’unico ed il solo, invece, a detenere la verità: le sue sono “proposte meditate e volte ad assicurare un lungo futuro all’A.N.A.”
“Su questo ed in modo più concreto per la costituzione di una componente dell’ANA con lo status di ausiliario delle forze armate ho avuto in occasione dell’Adunata di Asti un confronto estremamente positivo con il ministro Pinotti e il Gen. Graziano.”
Il passo, a questo punto, da Associazione d’Arma a Ente pubblico è molto breve: sarebbe meglio, se non altro, per avere trasparenza con bandi di concorso per il personale stipendiato dell’ANA.
Due novità, quelle presentate da Favero, che stanno facendo un terremoto in Rete: sarà per questo che vede ovunque “ dannosi antagonismi, dispute capziose, pervicaci volontà di trovare nell’altro i risvolti negativi invece di valorizzare gli aspetti positivi”.
Infatti, anche all’interno dello stesso “C.D.N. qualche volta ho colto, pur apprezzando la franchezza, la mancanza di quello spirito di reciproca stima ed amicizia che sempre dovrebbero orientare il nostro operare all’interno della nostra Associazione.”
Tanti Alpini ora si chiedono, con franchezza: “Perché non chiudiamo l’ANA? Così com’è non mi ci identifico… Manca solo che diano gli 80 euro!”
DOWNLOAD: RelazioneMorale2016 ANA (Favero)
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