ALPINI: C’ERA UNA VOLTA L’ADUNATA NAZIONALE

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Si va per tradizione, anche, ma soprattutto per spirito di Corpo.
Ma se il Corpo (quello degli Alpini) non c’è più, l’Adunata Nazionale Alpini diviene sempre più una sagra.

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La festa ci sta, è una festa di Primavera. Ma mancano le Penne Nere ed il motivo è ben noto: non c’è più la naja e chi bazzica gli eventi alpini lo fa sempre con maggiore nostalgia e stenta a riconoscersi in un contesto marketing oriented in cui l’Alpinità sembra sempre più un brand ad uso e consumo di bancarelle che vendono magliette e cappellini farlocchi, di politici che vogliono farsi riprendere in foto e video e di personaggi che scalano i gradini dell’ANA con la convinzione di riuscire a competere con i politici stessi.
Il tutto, con tanto alcol: c’è chi lo tiene e si sa gestire, c’è invece chi fa proprio pena.
Quest’anno, il premio “Il più mona dell’Adunata”va ad un veneto: con cappello alpino che sembrava più un cappello di Moira Orfei, nemmeno è arrivato ad Asti, sede dell’89esima Adunata.

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È collassato sul  treno, vomitandosi addosso e rischiando di soffocare, al momento dell’ingresso in stazione del treno proveniente da Milano.
In condizioni veramente critiche è stato soccorso dai suoi compagni di viaggio, un viaggio durante il quale ha molestato l’intero scompartimento con i suoi canti triviali, da osteria, che nulla avevano d’alpino: un mix di inni da stadio e di odio puro contro i meridionali.

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Ad accoglierlo ad Asti, quindi, un’ambulanza e un team di sanitari che ha dovuto prima rianimarlo (si stava soffocando con i suoi stessi liquidi), caricarlo in barella, trasportarlo con tutti i disagi di scale e sottopassi e portarselo in ospedale.
Meglio avrebbero fatto a mollarlo dentro un cassonetto.
Cassonetto che però non c’era; abbiamo notato una città molto carente dal punto di vista dei servizi, con un numero insufficiente di servizi igienici e di bidoni o cassonetti ove buttare i rifiuti.
Se Asti è in Piemonte e se questo è il Piemonte… beh! Il Nord-Ovest d’Italia è alla frutta.

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Adunata poco sentita dai residenti, molto ambita da alcuni commercianti, spesso sleali con politiche di prezzo molto furbe e politiche di “resto” assai spregiudicate.
Numerosi gli abusivi che spacciavano vini rossi da supermercato per fantomatica “Barbera Superiore” ad un euro: una schifezza che legava bene con il tanfo dei servizi igienici, quei wc portatili fondamentali in eventi aggregativi di queste dimensioni. Erano pochi, sporchi e lunghe le code formatesi davanti ad essi, almeno il sabato e la domenica (perché venerdì sera, almeno, Asti era deserta).

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I bagni degli esercizi pubblici, presi quindi d’assalto, erano forse peggio: cloache in abbandono lasciate all’anarchia di spruzzatori e gettatori maleducati.
Un contesto spiacevole per quanti, per quel famoso spirito di Corpo, vanno ancora alle Adunate, organizzando un proprio campo (chi ce la fa si porta docce, lavabi e wc) e portando addirittura i figli per fargli ‘assaggiare’ un po’ di Alpinità, constatando però che non v’è più.
Non v’è più perché la folla ad Asti è scattata solo nel pomeriggio di Sabato, oltre la metà dei festanti non erano nemmeno alpini, musiche da balera e da discoteca (anche se divertenti) non evocavano alcunché d’alpino.

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Si va ancora all’Adunata, anche se si è sempre meno, ad assistere alla propria estinzione: poche le mostre a tema ad Asti, una Cittadella Alpina risica risicata che lascia intendere quanto i tagli alla Difesa siano la regola, dovendosi pagare stipendi e straordinari a quei pochi ‘volontari’ che han preso il posto di quei milioni di Alpini di leva che han dato, in un anno almeno, tutto quel che potevano dare e che rimpiangono quell’ordine e quella disciplina che faceva degli Alpini una stupenda macchina perfetta.

Malumori manifesti e concreti che anche ad Asti si son fatti sentire: “No, non sfilo davanti a chi ha chiuso gli Alpini”, dichiara un Ufficiale un po’ troppo irredentista per questi tempi mediocri, basati su grandi annunci, misere realtà ed un degrado morale ed istituzionale sempre più diffuso.
Infatti le autorità davanti alle quali han sfilato gli Alpini, sempre inesorabilmente meno degli anni prima, parevano scesi da un altro pianeta: distratti, annoiati, sempre col ditino sul telefono, intenti a farsi quei tragicomici selfie che sembra essere l’unica cosa che sono in grado di fare.

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Un Generale, poi, intento ad inalare la sigaretta elettronica, ben s’affiancava con la ministra, che è arrivata appena alle 11.45 (pare che quest’anno almeno non abbia indossato il cappellino farlocco).
Gli applausi si ci son stati al passaggio di Reparti in armi e di Sezioni storiche: ma il pathos è flebile, pochi sentono quel brivido che irrigidisce i muscoli e inumidisce gli occhi.
“Si tira avanti”, spiega un Alpino, rimirando dubbiosamente un gruppetto di Alpini in armi: divise in disordine, uniformità assente, in ordine sparso… vent’anni fa era inammissibile.
Xè finìa…” (“è finita”) sancisce un ‘vecio’ alpino paracadutista, davanti all’ANA Shop…

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E poi qualcuno ti racconta che non si può tornare indietro, che per le missioni ci vogliono i volontari.
Mah? L’impressione è che abbiano voluto chiudere il Corpo degli Alpini, tenendo una facciata che si chiama “Truppe Alpine”, sicuramente impegnate all’estero anche con pesanti contributi di sangue, ma che nulla han più a che vedere con gli Alpini.
Alpini dei quali l’Italia avrebbe bisogno, invece, soprattutto il Nord Italia, sempre più spento, assopito, smarrito senza storia né valori.

L’ANA fa qualcosa ma è evidente che la politica del compromesso o dello struzzo l’ha trascinata nel baratro: gli Alpini, ormai, si identificano con quel gruppo di vecchietti che gestisce la baita per le feste del quartiere, di militare non c’è più nulla.
Il top lo raggiunge una donna di Asti, sulla trentina, accompagnata da un esserino pallido e spento avvolto in un grande foulard che lo copre dal collo ai piedi, insalamandogli pure braccia e mani, ignaro di trovarsi a fianco un Alpiere, che non sa nemmeno cos’è e che cosa faceva all’età sua..: “Ma voi siete quelli della Giulia?”, chiede. “Chi xela Giulia?”, le risponde l’Alpino intento a guardarle attentamente il seno. “Ma Giulia, è scritto anche lì…”. L’Alpino nemmeno le guarda più le tette e va via: “BRG. ALPINA JULIA” sta scritto sul cartello verde.
La Gloriosa “JULIA” è diventata “GIULIA”, come “Jovanotti”…

L’Alpino allora rimugina qualcosa, pensa a quei trecento euro che gli è costata l’Adunata, il lungo viaggio, la puzza, i sempre meno ‘frà di naja’ che ha ritrovato, le gloriose iscrizioni cubitali delle antiche caserme, buttate ai profughi, tutto un mondo che non c’è più, da pochissimi anni.
Torna al campo dove ha soggiornato, ripulendolo all’arrivo da immondizie e siringhe, le auto e i furgoni sono già carichi dall’alba, raduna i suoi amici di viaggio, i suoi Alpini, e parte.

E facendo slalom tra le centinaia di pullman con cui viene fatta affluire la massa di anziani che giungono in giornata per fare numero, pensa con risoluta lucidità: “C’era una volta l’Adunata, C’erano una volta gli Alpini”.

Tommaso Botto

29 commenti

  1. Maurizo Del Bosco says:

    Mag 16, 2016

    Rispondi

    Buongiorno sig. Tommaso, ho letto il suo articolo e,come tutti sanno, le adunate alpine, causa appunto l’annullamento del servizio di leva obbligatorio, si stanno trasformando in qualcosa di un po’ diverso rispetto a qualche anno fa.
    bisogna tener presente pero’ che ,al di la della filata vera e propria della domenica (alla quale partecipano ALPINI),il resto della manifestazione e’ sempre stata una festa! Cambiano le musiche? puo’ essere! gli alpini son sempre meno? e’ fisiologico!
    Non so quante a quante filate ha partecipato, quello che mi lascia perplesso pero’e’ la sua negatività in TUTTO cio’ che ha scritto, questa e’ una caratteristica che non ha a che fare con gli alpini, motivo che li rende ancora oggi tra i gruppi piu’ affiatati in Italia.
    Ho voluto dirle questo ripensando a quanto fanno per i nostri paesi, anche i piu’ sperduti, quelli di cui non ci si ricorda il nome.
    Spero che le adunate continuino il piu’ a lungo possibile per ricordare sempre queste cose! un grandissimo numero di alpini ha oggi un’eta’ in cui puo insegnare ai figli le nozioni per me fondamentali di vita e di comportamento che a loro volta hanno imparato vivendo assieme ad altri alpini (si puo’ chiamare semplicemente educazione civica)
    questo e’ l’obbiettivo anche di una cosi forte propaganda. creare nuove leve, persone che hanno voglia di aiutare gli altri con ogni mezzo ( e gli alpini di mezzi ne hanno)
    Le critiche ci stanno sempre bene, fanno riflettere e spesso migliorare. Qualche elogio invece aiuta a non mollare, cosa fondamentale soprattutto in questi periodi.
    Perdoni la mia sincerita’ e mi permetto di scrivere VIVA GLI ALPINI!
    Maurizio

  2. Gigi P. says:

    Mag 16, 2016

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    confermo tutto, uno schifo. Asti non mi vede più.

  3. beppe says:

    Mag 16, 2016

    Rispondi

    il prossimo anno (2017) vado a Treviso per festeggiare gli alpini. Sono stato a Monigo (caserma Cadorin) al servizio di leva 4.o 1968/69, sono stato congedato il 31/12/1969 dopo 13 mesi. Non credo a tutte quello che racconta l’articolo, ma se anche fosse, non ci credo lo stesso. Come carrista (pilota M113) dico W GLI ALPINI.

  4. Riccardo says:

    Mag 16, 2016

    Rispondi

    CONDIVIDO LETTERA PER LETTERA. NON ABBIAM PARLATO D’ALTRO TORNANDO INDIETRO DA ASTI.

  5. alpino mario says:

    Mag 16, 2016

    Rispondi

    un circo non solo una sagra. la festa ci sta ma a questo punto non chiamatela più ”degli ALPINI”

  6. A.P. says:

    Mag 16, 2016

    Rispondi

    UN RAVE!

  7. RDG says:

    Mag 16, 2016

    Rispondi

    non sfilo per questo motivo, hanno UCCISO gli alpini

  8. GG says:

    Mag 16, 2016

    Rispondi

    Allora ASTI = Caporetto circa 100 anni dopo? Possibile?

  9. Armando says:

    Mag 16, 2016

    Rispondi

    a parte due piazze e alcuni pezzi del percorso dello sfilamento, avete mica visto tricolori?

    POCHISSIME BANDIERE

    si vedevano di più le magliette dei friulani (bravi eh!)

  10. Antonio says:

    Mag 16, 2016

    Rispondi

    Gran bell’articolo che, a malincuore, condivido pienamente.
    Purtroppo è qualche anno che l’adunata nazionale è diventata la festa della birra.
    Andando in giro per la città é più facile sentire cori da stadio che canti alpini….
    Mi sa tanto che siamo al capolinea.
    W gli Alpini, quelli veri!!!

  11. Tony says:

    Mag 16, 2016

    Rispondi

    Fate un giro per le caserme così vi rendete conto da dove arrivano le nuove leve alpine…non lamentatevi allora.

  12. Daniele says:

    Mag 16, 2016

    Rispondi

    Condividi anch’io questo articolo, purtroppo vero….si inizia a sentire la mancanza di ricambi e l’ANA fa finta di niente, io all’adunata ci vado, sempre, mi dispiace molto vedere quello a cui siamo arrivati ma se non andassi a sfilare ci sarebbe un alpino in meno aumentando ancora di più la media degli infiltrati e pseudo alpini improvvisati

  13. Michele says:

    Mag 16, 2016

    Rispondi

    ….tutto vero! ma allora perchè non ritornare alle origini con una Adunata degna del suo nome e del suo significato?

  14. luca says:

    Mag 16, 2016

    Rispondi

    come tutti gli anni i detrattori ( in qst caso il sig Botto) nn hanno di meglio da fare che spulciare i casi ( che di alpino hanno poco) alias la pagliuzza nell’occhio del vicino e nn vedere la trave nel proprio. ricordo solo gli interventi svolti dalla pc e dagli alpini nella città stessa. se poi a qlc nn pice l’adunata per 1000 motivi basta andare in ferie altrove.
    vediamo ogni tanto il positivo in queta Italia.
    w gli ALPINI

  15. Mar says:

    Mag 16, 2016

    Rispondi

    ADESSO BASTA.
    Allora chiamatela festa dell’ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI.

    Perché c’è gente che è alpino e lavora negli alpini da 10 /20 anni e non solo per 1 anno o 6 mesi magari passati negli anni 70 in lavanderia o in malattia.

    Rispettate chi si è fatto 6 mesi o anche 1 o 2 anni in missione all’estero con il cappello alpino in testa e non in una caserma chiusa! Cappello Alpino Portato con onore.
    NOI VOLONTARI ALPINI
    (PERCHÈ ABBIAMO CHIESTO NOI DI ESSERE MILITARI NESSUNO C’HA OBBLIGATO) CHIEDIAMO RISPETTO.

    Quel rispetto che in questo articolo non ci viene dato!
    Venite in visita nelle caserma a vedere come stiamo e cosa facciamo e non solo quando vi serve una tenda che dobbiamo montare di domenica per voi 5/6 persone di 60 anni che non arrivate neanche all’anzianità di servizio di un volontario come lo chiamate voi!

    RISPETTO

  16. Riccardo says:

    Mag 16, 2016

    Rispondi

    Sono un Capogruppo di un Gruppo ANA friulano, devo constatare che nei miei dodici anni di esperienza Alpina post naja, di cui 4 da Capogruppo, gli esempi di alpinitá si stanno riducendo al minimo anche nella vita quotidiana di Sezioni e Gruppi. Sempre meno vi è partecipazione alle attività dei Gruppi e delle Sezioni, esclusi rari casi. Mi chiedo chi a questo punto sia un vero Alpino? Chi porta il cappello o chi lo è nel suo profondo! Spero resista ancora in molti questo spirito, a baluardo e difesa degli ideali!

  17. Daniele says:

    Mag 16, 2016

    Rispondi

    Vorrei rispondere al signor Mar:
    Mi dispiace si senta offeso da questo articolo ma purtroppo ribadisco che c’è molta verità in quello che c’è scritto,
    L’articolo non offende voi soldati volontari, porta solamente alla luce realtà che non possono più essere nascoste.
    Dal lontano 1872 quello che caratterizzava gli alpini era il reclutamento territoriale, ognuno veniva chiamato a difendere le proprie case e famiglie, da allora si è instaurato un sistema che ci ha portato a diventare quello che siamo, canti, addestramenti duri ecc.
    Ad oggi gli alpini differiscono dagli altri soldati per equipaggiamento, ma è un lavoro come qualsiasi altro, retribuiti più o meno in base alla pericolosità, o se in missione all’estero

    • Mar says:

      Mag 18, 2016

      Rispondi

      Signor Daniele, con molta franchezza vorrei invitarla un giorno a vedere il NOSTRO lavoro, quello uguale a qualsiasi altro lavoro! Magari il 25 dicembre con emergenza neve in tutta la provincia!
      Lo
      Dico con onesta questo non è un lavoro come il postino o da ufficio!
      Poi se vogliamo parlare delle magliette o delle vespe con la damigiana è un altro discorso

  18. Susanna says:

    Mag 16, 2016

    Rispondi

    Ma è sparita la mia risposta pubblicata un’ora fa.

  19. Mario Castellani says:

    Mag 16, 2016

    Rispondi

    Concordo in pieno con quanto descritto dal Sig. Tommaso..Continuare così vuol dire entro dieci anni far sparire le adunate e non solo, arriveremo al punto che più nessuna Città vorrà sopportarsi tale onere.BASTA CON I TRABICCOLI COMPLETAMENTE PRIVI DI QUALSIASI NORMA CHE INVADONO DISTURBANDO LE VIE DEL CENTRO …Basta venditori ambulanti o negretti che occupano abusivamente marciapiedi con le loro cianfrusaglie..pochi…. selezionati… ma ALPINI VERI che portano nelle città allegria e spirito alpino. .Caro Presidente Nazionale, abbiamo il coraggio di informare sull’Alpino e segnalare alle Autorità competenti che tali MEZZI verranno sequestrati. Sono stato da mercoledi ad Asti per questo posso confermare tutto questo compresa la scadente dignità e mancanza di rispetto di alcuni elementi MILITARI e Politici che sono andati sul palco solo per farsi vedere e non per onorare quelli che sfilavano per manifestare una ferrea volontà di spirito di corpo. Da parte mia stò lottando (e ne ho parlato anche ieri con alcuni Militari e politici sul palco) affinchè venga indetto un Referendum per la costituzione di una “guardia nazionale”. Tale struttura (priva di armi) gestita e addestrata da militari con reclutamento Regionale potrebbe essere impiegata per alluvioni, incendi, terremoti, assistenza sociale ecc ecc. Obbligatoria per giovani in età di naia per un periodo minimo 10-12 mesi potrebbe essere una risorsa fondamentale per il nostro Paese sia sotto l’aspetto funzionale che educativo. La mini-naia NON SERVE in quanto non forma e non dà le possibilità di acquisire quelle caratteristiche fondamentali che solo una formazione militare è in grado di dare . Qualche grande Ufficiale (purtroppo alpino) non ritiene possibile tale soluzione) IO che normalmente sono concreto e pratico , dico che quel militare non ragiona con spirito e orgoglio Alpino ma solo per convenienza politica o peggio ancora succube della decisione politica di cui LUI fa parte… Bene a questi Signori io dico vergognatevi di essere Alpini in quanto per arroganza personale anzichè prodigarvi e scontrarvi con l’organo Politico (come vi competerebbe ) preferite far estinguere un glorioso Corpo con quasi cento anni di Storia che ci è invidiato da tutto il Mondo. Gen. Mario Castellani

  20. Claudio Buffa says:

    Mag 17, 2016

    Rispondi

    Mi trovo purtroppo d’accordo con l’autore dell’articolo.
    Ho provato un senso di profondo dispiacere nel trascorrere ad Asti la serata del sabato.
    Non riconoscevo come mio quasi nulla di quanto vedevo in giro.
    Nessun sottofondo musicale di cori, nessuna atmosfera di adunata.
    Purtroppo una grandissima sagra contaminata da ambulanti irregolari e odore di urina.
    Il dubbio se tornare negli anni futuri si è presentato legittimo.
    La risposta per un Alpino (purtroppo) è e sarà sempre sì.
    Ma con sempre meno voglia, sempre meno entusiasmo e sempre meno orgoglio.

  21. Mattia Uboldi says:

    Mag 17, 2016

    Rispondi

    State tranquilli, ragazzi, che su “L’Alpino” scriveranno che tutto ha girato alla perfezione, e le vostre “vuote” polemiche saranno servite 😉

  22. Davide says:

    Mag 17, 2016

    Rispondi

    Francamente all’adunata si può vedere tutto ciò che è descritto nell’articolo ma anch’egli molto altro. Mi permetto di descrivervi un momento della mia che mi sta particolarmente a cuore. Ero seduto all’esterno di un bar in piazza Roma assieme ad alcuni amici, alpini e non, fra cui alcuni con i figli. Tutti assieme cantavano canzoni della tradizione alcune alpine ed alcune no. Durante il canto fra i passanti qualcuno aggiungeva la propria voce alle nostre o semplicemente si accostava per ascoltare. Vedo che ad un certo punto un anziano reduce di Bergamo spinto sulla carrozzina dalla figlia si ferma per ascoltare. A quel punto gli facciamo posto e lo facciamo accomodare in mezzo a noi “boce”. Lui felice ci dice che gli piace cantare e lo fa assieme a noi. Questi sono i momenti che mi porto a casa da un’adunata e li si vivono in prima persona. Cerchiamo di essere noi a rendere l’adunata piena di bei ricordi invece di passare sdegnati a guardare dall’alto ciò che non ci piace o non ci rappresenta. Un saluto alpino a voi tutti

  23. Paolo says:

    Mag 17, 2016

    Rispondi

    Purtroppo tutto vero…ma non piangiamoci troppo addosso avanti tutta anche con questa straordinaria corrente contraria…in fondo voluta dagli italiani….

  24. Danilo Angelozzi says:

    Mag 19, 2016

    Rispondi

    Confermo quanto scrive Tommaso. Per di più sabato pomeriggio alle ore 18 è arrivata in Piazza San Secondo la bandiera di guerra del 3° con la compagnia di formazione. Alla prima curva 3 su 6 andavano fuori passo. Li chiamano professionisti, non dubito delle loro qualità sul campo, ma almeno qualche prova in più non guastava. Noi del 71° AUC di Aosta per il giuramento abbiamo provato per 2 settimane. Arrivava il noto Ministro Tanassi. Pazienza: li metteremo alla prova a Treviso. Mandi.

  25. Valerio Gatti says:

    Mag 19, 2016

    Rispondi

    Con rammarico devo condividere gran parte dell’articolo. in effetti l’organizzazione di Asti non è stata delle migliori (non è possibile trovare il punto info ANA poco dopo la mezzanotte del venerdì fuori dal casello autostradale chiuso! lo scorso anno a L’Aquila era presidiato tutta la notte per dare direttive) e poi mancanza di bagni pubblici, troppo clima da sagra. Ma ogni anno ed ogni città mostra le sue pecche, e gran parte dei partecipanti purtroppo dimostrano i loro limiti di educazione, intelligenza e cultura. Ma continuo a sfilare e resto fiero di essere Alpino perché ancora in molti incontri e nuove conoscenze riesco a trovare lo spirito giusto e l’orgoglio. Ignoriamo stupide bancherelle, i locali dove per attirare clientela mettono a ballare due ragazze in reggiseno e pantaloncini al ritmo di musiche brasiliane (che tristezza, con rispetto alle ragazze e alla musica caraibica, ma che c’entra?), i venditori di magliette con slogan assurdi, e soprattutto quelle persone convinte che Adunata Alpini significhi bere fino a star male e pisciare sulla porta di casa della città che ti ospita. forse in futuro non saremo più 4/500.000 ma la metà, ma con un ideale, uno spirito ed una dignità. Lasciamo a casa anche qualche ministro che comunque avrà i suoi privilegi e non sarà costretto ad annoiarsi, e sfiliamo con orgoglio davanti ad una tribuna d’onore dove ci siano degli ex ufficiali orgogliosi dello spirito che ci hanno trasmesso e sicuramente emozionati per la riconoscenza. L’anno prossimo vi aspetto a casa mia, a Treviso, orgoglioso di essere ALPINO e di avervi ospiti ad onorare la mia città.

  26. Andrea says:

    Mag 22, 2016

    Rispondi

    Allora se volete vedere Alpini nel loro habitat venite la prima domenica di luglio ai piedi del monte Ortigara, la notte passata lì vi farà rivivere lo spirito degli Alpini!

  27. Andrea F. says:

    Giu 25, 2016

    Rispondi

    A quanto pare l’ANA non fa più gli interessi degli Alpini e come spesso si vede anche nel giornale L’Alpino ogni voce dissonante viene stroncata immediatamente.

    Io certo non sfilo per chi vuole cancellare il Corpo, nè per chi lo permette, tantomeno per chi dice magari dopo aver giusto chiuso un paio di caserme che Alpini non si nasce ma si diventa. Per lo stipendio fisso? Non credo proprio perchè non basta un cappello con la penna per fare un Alpino. A Nord come forse anche a Sud Alpini si nasce e si rimane. Anche senza aver fatto il servizio militare.

    Eravamo 5 Brigate, siamo diventati 2, presto scommetto diventeremo 1 e poi un semplice Reggimento. Secondo me proprio perchè la maggioranza degli Alpini sono, o meglio erano, del Nord. Peccato fosse questo che faceva gli Alpini.

    E gli Amici degli Alpini? Non hanno il diritto di indossare il cappello magari senza fregio ma possono tranquillamente lavorare come gli Alpini e pagare a pieno la tessera dell’ANA. Non mi pare tanto un trattamento conforme allo Spirito Alpino. Cappello che invece sarà magari dato con tutti gli onori a chi farà l’eventuale servizio civile per l’ANA; ma che comunque non ce ne siano troppi del Nord, mi raccomando.

    E sì che tra qualche anno saranno tanti i Gruppi che sopravviveranno solo grazie agli Amici degli Alpini intanto che aspettano che qualche ex militare di professione faccia la tessera ANA. Aspetta e spera.

    E un ultima cosa per chi incensa tanto l’addestramento da professionista attuale rispetto a quello di leva: evidentemente non ha conoscenza di quello che era anche durante la leva l’addestramento degli Alpieri, o degli Alpini Paracadutisti, o degli Artiglieri da Montagna. O in generale della fanteria Alpina. Gli Alpini hanno sempre fatto le cose bene, finchè hanno potuto. Certo non avevano i mezzi che ci sono oggi.

    Ma chissà, da un male può venire un bene e magari dalle ceneri dell’ANA sorgerà un’altra associazione che riporterà dove merita lo Spirito Alpino, là, vicino alle aquile.

  28. […] Non gli alpini, questo è certo. La retorica di base sono lo spirito di corpo, la fratellanza formatasi sotto l’arma, le grandi imprese… C’è solo un problema: il 99% (giusto per lasciare il beneficio del dubbio) della gente presente ha sì fatto l’alpino ma non per scelta. Al di la di tutti i discorsi pseudo patriottici e le frasi fatte, il militare lo abbiamo fatto perchè era obbligatorio. Se fosse stato facoltativo vorrei vedere in quanti si sarebbero arruolati spontaneamente. Qualcuno ha scelto questa strada, era comunque un lavoro ma per la stragrande maggioranza è stata un’imposizione, altrimenti avrebbero messo firma e non si sarebbero congedati alla scadenza se essere alpino era così figo. Oltretutto, salvo qualche raccomandato, non si poteva nemmeno scegliere a che corpo venire assegnati, ci si finiva e basta. Quindi alpini per caso, non per volontà.Ergo, dovessimo scremare i presenti lasciando solo chi ha scelto volontariamente una carriera militare, compresi gli ufficiali di complemento che per quanto breve sia stato il loro iter, lo hanno deciso consapevolmente, rimarrebbero in pochissimi. […]

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