Quel giorno da alpino che non potrò mai dimenticare: le memorie di un giovane ufficiale.
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Stab und Taktische Unterstüzungsgruppe: questa la dicitura affissa all’ingresso della -fu- caserma Remo Schenoni di Bressanone/Brixen (Bz), già sede del Reparto Comando e Supporti Tattici (Compagnia Comando) della Brigata Alpina Tridentina.
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A fianco delle due scritte (quella in italiano e quella in tedesco, perfettamente paritarie), lo stemma repubblicano: una commistione alquanto stravagante per un neofita di questa magnifica (unica) terra, l’Alto Adige Süd Tirol.
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Una situazione etnico-linguistica assolutamente non prevista da un giovanissimo Sottotenente al suo primo giorno da Ufficiale degli Alpini, ‘reduce’ da cinque mesi di SMALP, in cui rigore e disciplina forgiarono un tuttuno con italianità e Patria.
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L’Alpino alla Carraia portava con indicibile fierezza la Norvegese: questo nordico copricapo, il nome affisso sul petto, Tschurchentaler, i tratti somatici, il colore degli occhi, dei capelli e del pizzetto lo identificavano più come una comparsa del film ‘Dove osano le aquile’ che non come un soldato dell’Esercito Italiano.
La cantilena tipica e la ‘erre’ tedesca fecero desistere il giovane ufficiale dal chiedere informazioni, avviandolo autonomamente alla palazzina comando.
Ovviamente, chiunque incrociasse lo salutava militarmente ma il suo sguardo non poteva non cadere suoi nomi: Guggemberg, Rainer, Seiwald, Burger, Hofmann, etc.
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Incrociò un caporale, con nome italiano e italica sfrontatezza: “Qui Tenente sono tutti Tamocchi: ma noi li chiamiamo Tralli, perchè abitano in Trallandia…”.
“..E Lei si presenta a rapporto dal Comandante! Ha capito?”.
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Dal Comandante giusto il tempo di presentarsi per poi presenziare all’alzabandiera. Altro che Trallandia!
Non suonava un semplice disco: le note dell’inno sciorinate da una fanfara al completo, in carne, ossa e strumenti; Fratelli d’Italia intonato, oltre che da Alpini ‘normali’, dagli elementi di un vero coro alpino; il Tricolore andava su che era una meraviglia, davanti ad un gruppetto di abeti, imbiancati e natalizi come su una brochure turistica, con sullo sfondo la foresta che s’inerpicava sulla Plose (mitica montagna e invidiabile stazione sciistica), separata da noi soldati da un basso muretto, privo di filo spinato.
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Una dimensione surreale, militare e pacifica, italiana e tirolese, marziale e gioviale…
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Il giovane ufficiale capì subito questo: al di là dei nomi, degli idiomi, dei dialetti, dei campanilismi, quei ragazzi erano uguali.
Stavano diventando uomini, da Alpini, allo stesso modo: chi si impegnava -pensate ad un madrelingua tedesco che deve urlare le difficilissime parole dell’Inno di Mameli- e chi invece s’imboscava -s’intravvedevano strani ‘movimenti’, nelle camerate, di personaggi, sia ‘italiani’ che ‘tedeschi’ impegnati, in maniera perfettamente paritaria, ad evitare l’adunata mattutina-.
Le scusanti, poi, avanzate dai ‘messi a rapporto’, erano ‘senza confini’: banali, retoriche, fanciullesche allo stesso modo.
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La lingua ufficiale era, inderogabilmente, l’italiano; ma a sentirli vociare tra di loro, in fila in attesa di andare a rapporto, la stessa sera di quella lunghissima giornata, a quel giovane Sottotenente sembrò che quei dialetti, fossero il sudtirolese, il ladino, il trentino, il bergamasco, il livignese, il camuno, il friulano, avessero un unico suono: quello Alpino.
3 commenti
Davide Bizzotto says:
Mag 14, 2012
Caro Tommaso,
le tue parole mi hanno fatto rivivere momenti indimenticabili passati alla schenoni ormai oltre 16 anni fà…..sottoscrivo con le lacrime agli occhi ogni tua emozione!
Io non so se i ragazzi che c’erano in quella caserma fossero più italiani o più austriaci.
Indipendentemente dalla loro lingua resteranno per sempre nel mio cuore come i miei amici ALPINI!
Davide Bizzotto
160° Smalp
Gian Piero Sasso says:
Mag 15, 2012
Sono del 107 AUC scuola Trasmissioni della Cecchignola a Roma. Dopo 5 mesi durissimi ma indimenticabili per gli amici che ho conosciuto e ancora adesso frequento regolarmente, sono stato assegnato alla compagnia Trasmissioni della caserma Schenoni dal 4 ottobre 82 al 19 luglio 83 e mi sono divertito proprio tanto. All’epoca si andava a mangiare al circolo ufficiali nella sede della Brigata a 500 mt dalla caserma e devo dire che si mangiava proprio bene ma, spesso e volentieri, mi fermavo a mangiare in caserma! Stavo molto meglio con i soldati che con gli ufficiali esaltati! Concordo con Tommaso, anche allora c’erano i ligi al dovere e quelli che cercavano di imboscarsi. Una cosa su tutte e sono stato punito per questo: ho sempre pensato che tutti i soldati con i quali avevo a che fare avevano 20 anni come me e per questo ho cercato di esercitare il mio potere il meno possibile…quello che non pensava l’altro stronzissimo Sten che dormiva con me, un vero bastardo che puniva una media di 5 soldati al giorno (io 9 in 10 mesi)! Anche se non sono un vero Alpino, vado a qualche adunata e quelli che mi riconoscono mi abbracciano e mi chiedono se ho notizie dello stronzo perchè lo vogliono menare (si ricordano ancora!!!!!) I ricordi sono tantissimi, sono vivi e lo saranno sempre! Uno in particolare: mi sono giocato la licenza ordinaria a cena a casa del Capitano Fioretti…diceva che non sarei riuscito a mangiare 4 etti di pasta e poi qulcos’altro! Naturalmente ho stravinto! Povero Capitano…mi diceva:”sei il peggior Sten che ho avuto, però te se quel che ghe vui pì ben”!!! E’ morto d’infarto nell’agosto del 95, dopo aver fatto 5 figli ed essere diventato Ten Col! Ho un bellissimo ricordo dell’Hotel Schenoni, tanti amici e tanti bei ricordi! L’emozione più grande l’ho avuta nel 97, tornando a visitare la caserma, in cerca del Maresciallo Chiri (purtroppo non c’era), parlando con il soldato alla porta carraia, quando gli ho detto chi ero, mi son sentito rispondere: “tu sei il mitico Sten Sasso”? Troppo bello!!!
spiller andrea says:
Mag 28, 2012
Io sono stato solo un semplice caporale nel lontano ormai 1980…comunque grazie…di questi brevi ricordi di quei tempi passati a Bressanone.